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dittatura dei pm. «7 ANNI IN TIBET» SU, VICINO A’ CIELI, NULLA SONO RISPETTO ALLA PERFETTA PROCURA DI COLETTA E DI CURRELI

Aggiornamento: 5 apr

Non possono i pièmme di Pistoja, dar solenni lezioni di morale: sarebbe come dir che un cannibàle la ciccia umana ce l’ha proprio a noja. Non può, Coletta, fare il santo e il puro, quando si scopre che non intercetta la sorella del Turco in toga scuro: la pianti allora: o, per favor, la smetta! Ché a un porno-prete chiedere perdono per aver tócco il culo d’una donna, è ugual che meritàr saetta e tuono da Dio pe’ ’na bestemmi’ alla Madonna!




4 ottobre 2019, ore 10:23 – telefonata all’ottuso Mazzanti. Così inizia l’avventura di Edoardo Bianchini, giornalista anzianotto, non iscritto a nessun Partito Democratico dei lavoratori, ma che, dal 1995, è vittima del Comune di Quarrata (un ambaradàn di corruzione e morchia infernale) che ha favorito, con illeciti condoni e illecitissimi permessi di costruzione per opere varie (grazie a gente come il geometra Franco Fabbri, individuo senza scrupoli; e all’architetta Nadia Bellomo, impicciata anche in una storia di malaffari legata alla pisc[iat]ina di Vignole); che ha favorito, dicevo, “tre personaggi in cerca di rogne”: Mara Alberti, Margherita Ferri, Sergio Luciano Giuseppe Meoni, tutti indirizzati in fossa dal loro avvocatone fiorentino Roberto Ercolani, amante degli imbrogli delle carte.

Comune e PD quarratino hanno favorito anche un famoso ragionier non-dottor (si spacciava per tale senz’esserlo). Parlo dell’ironicamente da me appellato Marchese di Pescina, il signor Romolo Perrozzi.

Il mio cellulare sequestrato e sottoposto a copia forense a cui nessuno dei persecutori ha però attinto. Ma nessuno può negare che quello che sto chiedendo da 5 anni è un mio diritto; mentre quello che stanno dicendo loro con le loro condanne è una vera e propria ignominia di Stato violento e oppressore

Le prove di ciò che dico da 5 anni su Lecceto – dolosamente ignorate dai nostri “correttori morali” senza pudore – sono tutte nella copia forense del mio cellulare, sùbito sequestràto dallo scout-Agesci, disponibile ad aprire l’Italia ai clandestini. la copia forense l’ha fatta fare il giudice Luca Gaspari, non io. Ma nessuno – né Pm né Gaspari – se l’è letta e così alla fine Gaspari ha seminato randellate ad mentulam canis. Spese per i contribuenti, danno erariale e, il peggio, una condanna da far rizzare i capelli anche ai calvi di Calvé. Ebbràvi procuratori di vergüenzas!

Di tutto questo a Claudio Curreli, sostituto DOCG, ma incompatibile a Pistoia, dove lavora fianco a fianco della moglie Maria Nicoletta Caterina Curci, esecutrice dell’Isveg, e v’è mantenuto al sicuro perché protetto da CSM, ANM e Procura di Genova: di tutto questo, dicevo, a Claudio Curreli, aspirante vivaista-piantumatore, non interessa una beata minchia. Lui va a diritto per i vènti suoi perché… «suo è il Regno, sua è la Potenza, e la Gloria nei secoli. Amen».

Fermo sulle sue decisioni, non di rado assunte maestosamente – senza riflettere e senza indagare a dovere – «a pène di segugio” (alias: ad mentulam canis, e smentitelo se potete); appena lo scout ubiquo sniffa e ode nominato il Perrozzi (ed altri), in ipotesi mai smentita suo «prossimo sociale» secondo la nota definizione di Coletta, Ei s’attiva e s’accattiva a raccogliere qualsiasi cosa gli càpiti fra mano pur di annichilire Linea Libera e il suo Herr Direktor: ego, I, me, moi, Ich, je, io insomma.

E il persecutore di Padre Fedele Bisceglia (9 anni e passa di galera fàttigli dare da Claudio, annullati con un colpo di spugna dalla Cassazione: Claudio poi spedito alla Caienna di Pistoia, non prima di essere stato però prosciolto dalla procura di Salerno, evidente fiore all’occhiello di De Luca, il governatore-eroe del terzo mandato...); e il persecutore di Padre Fedele Bisceglia, dicevo, si scatena come una Giovanna d’Arco sposa di Dio, per “scattivare” il cesto delle mele pistojesi gettando nella Geenna (misure cautelari e arresti domiciliari) la mela marcia, il ribelle che – dice la Gip Martucci, fidandosi di “forti indizi” ramazzati da Claudio – osa disobbedire alle legioni dell’Arcangelo Michele, pronto a difendere nos in proelio contra nequitias diaboli maligni.

Quanto perde l’avvocata Elena Giunti a non sapere una parola di latino!

La faccio cortissima, perché ormai ogni lettore di Linea Libera la sa a memoria. Ecco come stanno realmente le cose dei «5 anni al Terzo Piano»:

1.      in procura non conoscono né la lingua italiana né l’aritmetica né la lettura minimamente corsiva. Ora, delle due l’una: a) non sanno queste cose, perché nessuno gli ha insegnato tali scienze elementari; b) non sanno queste arti, perché non le vogliono sapere: anzi le rifiutano in quanto scomode alle loro manovre di “giustizia a clava d’Ercole”;

2.      la cosa è, però, intollerabile in entrambi i casi: a) perché nonostante la laurea (chissà come presa), sono lì dopo aver passato un concorso pubblico; b) perché fingono, evidentemente in maniera dolosa, di fare come il Manzoni che si giustifica, alla fine dei Promessi Sposi, lui che scrive «se fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta».

Eh no, gente! … Eh no e no. Non è questione di cellule, Ma della scelta che si fa; La mia è di non vivere a metà; Io comunque, io comunque vada, Sia al Terzo Piano che sulla strada... – come cantava Battisti – io non mi contento (e zitto a cuccia) perché così dice La voce del padrone (ascolta Battiato). I padroni si contrastano, non si secondano: sennò siamo al tiranno.

Io disobbedisco e scrivo perché dal novembre 1997 ho scelto questa strada, costi quel che costi a prescindere dalle volontà distorte di una bizzosa magistratura pistojese il cui augusto capo, oggi Tom Col, si permette di dire che «lui, la sorella di Luca Turco, non la intercetta». Bell’esempio, vero? Non ne vogliamo lezioni di legalità da uno così.



Dopo 5 anni e passa di persecuzioni di ogni genere, Claudio Curreli (e tutti quelli che lo hanno supportato a ogni costo, anche contro l’evidenza provata) deve poter dimostrare che quello che ho detto, e per cui lui me ne ha fatte di tutti i colori, è falso. O altrimenti deve assumersi le sue responsabilità a) o di incapace b) o di sostituto in malafede, verosimilmente infedele alla Costituzione e corrotto.

E poiché è di solare evidenza che questo piantatore a cottimo di gelsi-moro di Caponnetto non ha letto una sola riga dei documenti che aveva in mano (ma nessuno di chi ha toccato le carte, ha inteso leggerle); e dato che è dimostrato che ha perfino fatto pressione su certi giudici per “troncarmi le gambine”, come l’Aveta di Agliana che minacciava così la comandante Lara Turelli; è diritto del popolo sovrano, cioè della gente che gli paga stipendi immeritati, fra cui anch’io, ricordargli che, comportandosi come si è comportato (e non solo nel mio caso) disonora l’articolo 54 della Costituzione nel fragoroso silenzio del corpo della guardia nobile del Terzo Piano.

È l’ora, dunque, che qualcuno gli schiaffi in viso, a mo’ di staffilata, che non si lavora per Terra Aperta, quando si mangia il pane (a ufo…?) del Popolo Italiano che non può essere trattato da negro morto-di-fame e senza diritti.

Aprire la terra e ciò che vuole, chiesa compresa, lo può fare, legittimamente, don Biancalani. Lui, Claudio Curreli, servitore infedele dell’infedelissimo Stato di Mattarella, che non rispetta il patto sociale firmato con il sangue dei morti, no. Assolutamente no.

Questo mi dicono Platone, Aristotele e tutti i loro compagni di palestra come Eugenio Scalfari, almeno a detta di Maurizio Crozza.


Lui, Claudio Curreli, è soggetto alla legge e ad essa deve solo obbedire: non manipolarla prendendo di mira chi lo campa e lo sfama, pur se non se lo merita; e comportandosi in maniera da usare la legge come un fucile a pallettoni contro chi, nella sua errata visione del mondo e del potere, non conta un “Conto Arancio” alla Marchese del Grillo!

Per indagare com’egli indaga, dovrebbe trasferirsi a Budapest e occuparsi dell’Ilaria Salis. È indubbiamente materia più adatta alle sue forze e alla sua coscienza.

Lo avrà capito, quel che ho qui scritto, l’ossequioso suo Vpo, l’illustre Massimiliano Tesi dai folti corimbi, concittadino del famoso Ser Ciapperello da Prato e dell’inventore della cambiale, Francesco Datini?

E se non l’ha capito? Se lo faccia spiegare da Claudio.

Edoardo Bianchini


P.S. – Se dovesse capitarmi un qualche incidente, di qualsivoglia sorta, sapete tutti a chi dovete andare a chiederne ragione “in questo mondo di ladri”…

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DAVID, SALMO 23 AD USUM CURRELI



Il Curreli è il mio pastore: non manco di nulla; neppur della colpa di avere il ginocchio della lavandaia. Su arresti domiciliari mi fa riposare, a torture giudiziarie mi conduce.

Mi svillaneggia con i suoi messaggi WhatsApp agli ossequiosi Vpo, mi guida alla persecuzione, per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male se sono fuori della sua portata, perché lui non è con me. Il suo bastone e il suo vincastro danno sicurezza a chi protegge, e pene dell’inferno a chi perséguita.

Davanti a me lui prepara una mensa destinata agli occhi dei miei nemici; cosparge di odio il mio capo. Il suo calice ne trabocca.

Infelicità e disgrazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa circondariale del Curreli per lunghissimi anni.

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