Fatelo gentilmente sapere anche ai politici del Menga, agli avvocati penalisti e civilisti, a quelli che difendono il rettiliano Ciottoli-Agnellone, ai Pm e sostituti di Pistoja e ai giudici che devono occuparsi delle nefandezze corruttive pistojo-pianigiane costretti a subire da una parte le castronerie difensive e dall’altra le pressioni dei ministri della Costituzione che, mediamente, a Pistoja, come asserisce Coletta, sbagliano solo nel 26% dei casi
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Mi dispiace che suo zio, Aldo Ciottoli, il proposto storico di Quarrata, a cui io ho servito la messa per tutta l’infanzia, l’adolescenza e un pezzo di giovinezza (come anche don Paolo Tofani che, con il revisionismo, ha scelto la via della falsa accoglienza pubblicizzata dal sostituto infedele Claudio Curreli); mi dispiace che suo zio, mitissimo e anche assai generoso (questo lo so per certo), si sia ritrovato un nipote così sgangherato sotto più punti di vista.
Se di Maurizio Ciottoli, il nipote degenere, si dovesse tracciare un profilo ironico, mi viene in mente, per l’Agnellone, la provocatoria sequenza degli aggettivi che il Boccaccio attribuisce al servo di Frate Cipolla, il grandioso Guccio Imbratta, detto anche Guccio Porco o Guccio Balena.
«Il servitore mio – fa dire al frate predicatore – ha in sé nove cose tali che, se una di quelle fosse in Salamone o in Aristotile o in Seneca, avrebbe forza di guastare ogni lor virtù, ogni lor senno, ogni lor santità. … Ed essendo alcuna volta domandato quali fossero queste nove cose, ed egli, avendole in rima messe, rispondeva: – Vi dirò: egli è tardo, sugliardo (= sporco) e bugiardo; negligente, disubbidiente e maldicente; trascurato, smemorato e scostumato. E quel che sommamente è da rider è che egli in ogni luogo vuol pigliar moglie…; e avendo la barba grande e nera e unta, gli par sì forte esser bello e piacevole, che egli si crede che quante femmine lo vedano tutte di lui s'innamorino, ed essendo lasciato, a tutte andrebbe dietro perdendo la coreggia (= pudore)…».
Anche se Giuseppe Grieco non crede alla sàtira delle nostre pagine, non fa testo: anzi, conferma la regola. Lui, l’effeèffe, fa già fin troppo testo altr-ove e altro-come: quando, ad esempio, scende da Alessandro Azzaroli per una ammenda da 150 € (sai che reato gravissimo!) per far condannare a 15 giorni di carcere una persona incensurata. Anche questa è satira. Di quella tragica, però, che usa nell’amministrazione giudiziaria irricevibile di Pistoja.
Stamattina il sugliardo Maurizio Ciottoli (è facile che sia sporco fra tutti gli olii e i grassi d’officina, le bottarghe sarde che maneggia, e le bistecche che è sempre pronto a cuocere; e, insieme, le merdate che spara, da fascistello acefalo, quando dà del carcerato a me, che ho l’onore e la possibilità – a lui ignoti e impediti – di poter schiaffare in viso, ai magistrati pistojesi che violano costantemente l’art. 54 della Costituzione, le loro vergogne); il Ciottoli sarà in aula perché, con il suo aggressivismo di tipo rettiliano, forse per un colpo di sole in testa, aggredì Alessandro Romiti a fine agosto; cercò di impedirgli di entrare in Comune e, contemporaneamente, mi offese chiamandomi carcerato.
Sì. Ma carcerato solo perché Ser Coletta e Ser Curreli, con l’aiuto di don Grieco, si sono divertiti (e stanno continuando a farlo) ad amministrare la giustizia penale con un solo parametro utile di analisi: la pena che s’impegnano a fare quando, invece di indagare ex art. 358 cpp, prima approntano i capi d’imputazione, e poi trascinano la gente in aula ché tanto toccherà a loro difendersi dalle bischerate non verificate che, tutti insieme, mettono orgogliosamente pentola senza «disciplina ed onore». E chi potrebbe punirli? Sono diventati padroni d’Italia…
Noi, giornalisti di fatto – ma prima ancora di diritto: ricordo ai Pm e ai sostituti dei panaj, che non hanno studiato nemmeno mezza sillaba di quello che hanno cucito a frinzotto (= rammendo accicciolato e malfatto – copia-incolla in-verificato) contro di noi; noi giornalisti, liberi per Costituzione, abbiamo superato, e bene, l’esame di stato e vogliamo rispettare il vero e non le «prossimità sociali» e le persone; la realtà storica misurabile, e non l’abuso di potere di rito al Terzo Piano di Pistoja; laddove la procura batte – come il Ciottoli che aggredisce chiunque non la pensi come lui – la via certificatamente fascista dell’indiscutibilità delle «autorità costituite» care alla Gip Martucci. Una storia di fuffe che viene poi demistifica dal 26% di errori non colposi, ma colpevoli, realizzati – dato che sono tutti magistrati – in «piena avvertenza e deliberato consenso», espressione molto trasparente almeno per il cattolicissimo scout di Terra Aperta.
Tutti insieme, costoro sono solo ingranaggi senz’anima della stessa macchina che stritola il lavoratore in Tempi Moderni.
E fra questi, al di sotto dei Pm e sostituti, che dovrebbero essere sì separati in carriera, ma molto meglio se tale separazione avvenisse in verticale, anziché in orizzontale (pensaci, Nordio!); e fra questi, al di sotto sobbolle tutto quel guazzetto imputridito dei “poteri gregari” popolato da funzionari e politicanti come quelli che hanno protetto, fino all’osso, fino allo sfinimento (e tuttora continuano), gente come il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti.
Il quale, nonostante abbia posto le sue protette chiappe per 15 anni su una seggiola che non era sua; nonostante fosse stato dichiarato fuori-gioco dal Tar Toscana nel 2010; nonostante fosse stato caducato dal Consiglio di Stato nel 2015: è ancora lì, vivo e vegeto, a lamentarsi (anche con vergognose querele-calunnia – che lui non ha colpe. Lui è una mia vergine «sine labe originali concepta» e che il male del mondo di qua, lo hanno messo in ponte solo Quarratanews, Linee Future e Linea Libera.
E con l’infamia che le è fibrillarmente propria quasi secondo natura, spunta dall’angolino anche la Fata dai capelli fucsini, Paola Aveta, che permette – dopo avere imbonito i due deficienti (quanto a promesse elettorali di Agliana), Benesperi e Ciottoli –; che permette a questo Nesti, campione di acume formatosi sul saprofitismo della “professione” di Vpo, di avere i documenti, anche riservati, del Comune. Quelli che vuole, quando li vuole e – ci metterei una mano come Muzio Scevola, ma son certo che non me la arrostirei – prendendoseli, alla bisogna, direttamente dal server del Comune.
All’Aveta – e a certe sue risposte da cane e da dirigente corrotto e inaffidabile – dedicheremo future battaglie. Se le merita tutte: perché ha preso in mano il Comune di Agliana e, sin da sùbito, ha esautorato Bimbominkia e Agnellone, lessando loro il cervello (comunque modesto) e iniziando da sùbito a proteggere il Nesti come ne avesse avuto l’ordine da qualcuno.
Quel Nesti che, promosso ab ovo da da Marco Giunti (concorso); covato dopo la schiusa dell’uovo da Paolo Magnanensi; svezzato dalla sindaca Ciampolini; difeso dal grande sindacalista Fragai, che lo definiva «ottimo comandante» (forse adattissimo a perdere cause e far spendere quattrini al Comune?); messo da parte in maniera, tuttavia, amministrativamente illecita da Giacomo Mangoni; malvisto e diffidato dal duo Bimbominkia-Agnellone: alla fine, grazie alle arti da Medea dell’Aveta, Nesti sta ancora imperando. Nessuno lo tocca. E tuttora lavora – ma che coincidenza! – nell’ufficio stesso da cui passa tutta la corrispondenza del Comune di Agliana.
Non sarà mica che certi documenti, sono scappati fuori e finiti in mano a Curreli & C., se li è presi beatamente da sé, mentre oggi, sempre la stessa protettiva Aveta, rispondendo a certe nostre richieste, lo assolve cercando goffamente e vergognosamente (ma sarà inutile, gentile Fata Fuscina!) di salvargli il delicato culetto?
Voi che leggete e che vomitate per tanta corruzione in giro… Raccontàtelo a tutti, tutto questo. La funzione della stampa sta proprio qui: far discutere. Ed è per questo che la procura delle nebbie ci cannoneggia.
Fàtelo gentilmente sapere anche ai politici del Menga di Pistoja-leccans; agli avvocati (penalisti e civilisti difensori del Nesti); all’accosciata Camera Penale; ai legulei che difendono il rettiliano Ciottoli-Agnellone; ai Pm e sostituti di Pistoja e ai giudici che si devono occupare delle nefandezze corruttive pistojo-pianigiane, costretti a subire da una parte le castronerie difensive (come quelle dell’avvocata Annalisa Lucarelli) e dall’altra le pressioni dei ministri della Costituzione, i Pm e sostituti, che, mediamente, a Pistoja, come asserisce Coletta, sbagliano solo nel 26% dei casi.
E tìrati su le puppe, popolo bue!
Edoardo Bianchini
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