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dittatura dei pm. E SE SCRIVO CHE CLAUDIO CURRELI NON INDAGA CON LA DOVUTA DILIGENZA E CURA, VUOL DIRE CHE LE COSE STANNO COME DICO IO, NON COME SCRIVE LUI NEI SUOI RINVII A GIUDIZIO

Nei procedimenti penali 175/19 r.g.n.r. e 632/21 r.g. uno dei capi d’imputazione brillantemente copia-incollato da Claudio Curreli, riguarda una famosa lettera personale che Andrea Alessandro Nesti inviò al suo assessore il 5 ottobre 2014 e che il 28 ottobre apparve on line a cura di Linea Libera e dei suoi giornalisti non montanelliani, particolarmente invisi al sostituto-scout


LA «LETTERA SCARLATTA» DI NESTI A FRAGAI


Il mai-comandante è stupefacente: di tutto ciò che ha fatto nega ogni paternità. Non è mai lui che combina casini galattici. Volle restare comandante-usurpatore nonostante tutto e, alla fine, nonostante la commissione del suo concorso avesse lavorato per lui, la accusò, insieme al Comune, di essere “una sporca dozzina” di incapaci. Lo stesso fa ora che noi gli abbiamo chiesto i danni per la sentenza-Cerrone. Nesti ci ha fatto rispondere dall’Avv. Andrea Niccolai che, se un danno abbiamo avuto, ce la dobbiamo prendere con chi ci ha rinviato a giudizio e non con lui. Insomma la colpa (e allo scout gli sta non bene, ma benissimo) è di Claudio Curreli. Che prima ha aiutato e favorito il Vpo in panatloni corti in ogni modo, e alla fine – a dire dell’Avv. Niccolai – sarebbe solo un asino. Parola del Signore


Di solito, quando c’è qualcosa di piccante, i giornalisti albigesi-albini-albani-albigiani dell’ordine non dei giornalisti, ma del Pd e della sinistra fiorentina, corrono anche in aula.

Per esempio Massimo Donati va a sentire le udienze della Turelli, particolarmente presa di mira dalla procura (a nostro giudizio pochissimo affidabile) di Coletta & C. Lo stesso fanno quelli della Nazione.

Ma a nessuna delle udienze che vedono coinvolti noi di Linea Libera (io, sicuramente direttore di un quotidiano che non ha necessità di registrazione, anche se Coletta scomoda fin Roma per assicurare il contrario; e Alessandro Romiti, uomo di una Legambiente contro il marcio di Agliana); a nessuna delle nostre udienze – dicevo – i cosiddetti “colleghi” (solo tra loro) si presentano.

Lo avremmo sputtanato perché pubblicammo le sue “leccate” a Fragai? E dopo che Benesperi aveva messo la sua lettera-lecchina al protocollo del Comune? E Curreli ci manda a giudizio perché non sa fare indagini o perché facciamo vedere in che modo opera la sua santa procura della repubblica di Pistoia, dove il capo Coletta non intercetta la Lucia Turco?

Mi viene quasi da pensare e da dire che… hanno forse ricevuto l’ordine da qualcuno di non venire a sentire la verità perché non se ne dica in giro: come accadde quando la procura si scomodò a intimidirli in occasione dello schifido processo persecutorio contro Sandro Mancini.

La Gip Martucci si scandalizza e strilla (sì, perché non di rado alza anche la voce: solo che noi non siamo le sue donne delle pulizie) perché non rispettiamo le «autorità costituite».

È per questo che, con il commento di oggi, degno di Giordano Bruno da bruciare in Campo dei Fiori, voglio rinfrescarle la mente e la vista sulle porcherie che il suo (della Martucci) collega Curreli (al quale lei ha perfino concesso l’onore di mandarmi in galera per 104 giorni: e senza motivo) commette ogni giorno e senza soluzione di continuità.

Come avete letto nel sommarietto sotto il titolo, Curreli, l’Apriterraaicladestini pro Vicofaro, il protetto dal Csm e dai colleghi di Genova, recependo le lagne di un suo protetto (Andrea Alessandro Nesti, la cui moglie è pure una benvista dallo stesso scout), ci rinviò a giudizio senza verificare una cosiddetta “beata minchia”.

Sembra quasi che indagare non sia neppure il suo compito, ma quello dei suoi imputati che, grazie alla sua (a nostro parere) non particolarmente eccelsa intelligenza, sono sempre costretti a subire processi che puzzano orribilmente solo di fumi accusatorii.

Come nel caso del Nesti – messo, secondo lui, in croce da noi – Curreli dètte ordine ai CC di Agliana di sentire il medico di famiglia del mai-comandante per accertare se quel mitomane gli avesse mai detto che i suoi problemi psichiatrici dipendevano dagli articoli di Linea Libera; e, tuttavia, pur avendo ricevuto risposta negativa, ci rinviò comunque a giudizio per gli articoli da lui già catalogati a priori come diffamotorii: allo stesso modo, siccome il mai-comandante Nesti (ma Vpo all’epoca di Grieco e, per interposta moglie, in stretta «prossimità sociale» con l’Alessandra Casseri, segretaria di Giuseppe neapolitanus) siccome il mai-comandante Nesti frignava che «we had sputtaned him» poiché avevamo violato le sue segrete manovre e per giunta assai poco onorevoli, Terraperta-migrantibusscoutisque ci rinviò a giudizio: punto e basta. Così si fa.

Il giudice "tosto" che riscuote dallo stato e opera contro lo stato. Ma lui «pòle» perché lo protegge il CSM...

Lo diceva anche il Ciottoli: «Ora c’è un giudice tosto… Ci pensa lui a cucinarvi, te e il carcerato». Solo che noi non eravamo bavette da pastasciutta; e neppure Curreli, pur sardo, non era la bottarga che il picchiatore, detto anche Segatura (per il contenuto del cranio) riportava dalle sue gite e la andava a cucinare a casa di Romiti.

Ogni giorno Claudio Curreli deve lasciare il suo posto al Terzo Piano e correre via a piantare alberini e grane dappertutto. In aula ci va una volta ogni morte di papa.

Al suo servigio l’uomo in pantaloncini corti “buglia” come si fa con la polenta, una massa di Vpo che tiene ai suoi piedi quasi legati con una catena.

Ai quali dà ordini tipo (Angela Pasqua) «parola d’ordine lettera scarlatta» (che manda fuori di testa la giudiciA); oppure (Massimiliano Tesi) «il Bianchini denuncia di continuo la procura di Pistoia per rendersi incompatibile»: e sembra di vedere un film molto noto di Pasolini, il famoso Porcile. Perché, caro Tesi, codesta procura che lei serve con tanta venerazione e sudditanza, sa tanto di... (dica lei cosa, visto che fa il Vpo!).

Qui vi semplifico la fatica di pensare troppo, sennò vi scoppia la testa – ancorché non troppo colma.

Questo è il sostituto Curreli, terzo, imparziale e indipendente. A priori definisce diffamatorii gli articoli di cui Nesti si lamenta: ma non li ha letti. E soprattutto non ha indagato per accertare se quello che abbiamo scritto su Nesti sia vero (com’è in realtà) o frutto delle fantasie di una personalità problematica e in cura dallo psichiatra Augusto Iossa Fasano. Curreli chiede conferme ai CC di Agliana, ma nonostante gli venga risposto in maniera negativa, ci rinvia ugualmente a giudizio. Forse, alla fine, hanno ragione sia il Nesti che l’Avv. Niccolai, quando sostengono che i danni dovremmo richiederli a Curreli-scout-Agesci. Voi, lettori, che ne dite?


Quella famosa lettera (che Catullo definirebbe cacata carta come le storie di Volusio del Carme 36) ci arrivò, a noi di Linea Libera, dopo che era passata per le mani del capogruppo di opposizione dell’epoca, Luca Benesperi, ora sindaco-bimbominkia che chiede di essere rieletto, anche se, dopo aver fatto di tutto per sbarazzarsi di Andrea Alessandro Nesti, auspice e prèfica la dottoressa Paola Aveta, il sindaco-Cacaiola di Agliana, col suo assessore randellatore nero (Ciottoli) il Nesti lo ama proprio alla follia.

E sono certo che, se verrà rieletto, se lo terrà come Clinton fra le ginocchia la ben più significativa e appetibile Monica Lewinsky o altrimenti lo affiderà alle amorose cure di Guido Del Fante. Ma che volete? La politica è – 90 su 100 – come la giustizia. Cosa, di preciso, ditelo voi che siete dei geni.


Se ne accorgerà, a questa passata, la giudiciA della «lettera scarlatta», che Curreli fa tutto fuorché il suo dovere ex art. 358 cpp? O darà retta a Terraperta degli alberini per paura di perdere non l’onore, ma (attenti alla parola) l’onorariato?

Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

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REPETITA SEMPER IUVANT



Ci chiudono LINEA LIBERA dicendo che siamo dei clandestini socialmente pericolosi.

Ma lo fanno solo perché non portiamo più rispetto alle «autorità costituite» della signora Martucci che alle verità che il popolo sovrano deve sapere. Il che li fa incazzare assai.

Che volete? È più forte di noi. Siamo dei veri «nuovi resistenti». Ci resta difficile dire grazie a chi ci prende a manganellate in nome della legalità, perché ci domandiamo, da liberi pensatori: «Siamo reazionari noi che diffondiamo le verità dei fatti o sono mafiosi coloro che rispondono a Daniele Cappelli con un ma allora non hai capito che io la sorella del procuratore Luca Turco non la intercetto!».

Che ne dice, Gip Martucci? Siamo davvero degli stalker? O l’ambiente, in cui lei nuota, insieme ad altri suoi ammirevoli colleghi, ci manda alla doccia pre-forno per asfissiarci con il suo Zyklon B perché moriamo pseudo-costituzionalmente ri-puliti?


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