Il fatto che io sia o no giornalista professionista non dipende né dalla legge né da un esercito di gente che la legge offende ogni giorno con i propri comportamenti illeciti e fuorvianti. Ma da uno stato di fatto e di diritto: io, l’esame da giornalista professionista, l’ho superato. E fra i migliori del mio 66° corso, anno 1995. Capito o no in procura?
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Per narrare ignominie, straccia i veli
de’ falsi di procura lo mio ingegno,
ch’ha innanzi agli occhi suoi Messer Curreli.
E canterò l’ambiente nel qual regna
l’uom che le carte cela con impegno,
meritando tornar dritto in Sardegna…
Per l’effeèffe (facente funzione) Giuseppe Grieco, che ha letto (dice: ma mente di sicuro) tutto il mio cellulare sequestrato illecitamente da Claudio Curreli con interposta mano della Gip Martucci: e il tutto solo per proteggere – principalmente – il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale; e il dottor mai-comandante dei vigili Andrea Alessandro Nesti, Vpo della procura pistoriense; per l’effeèffe (facente funzione) Giuseppe Grieco, dico, questo attacco-incipit o che Conto Arancio vuol lui, è una parodia delle prime due terzine dantesche del Purgatorio.
E lo pseudo Dante potrebbe continuare così:
Questi miei versi sèrvan da Tapiro,
a incoronar chi c’ha sportivo aspetto
con cui frega la gente e piglia in giro,
quand’egli si diverte, e con diletto,
e a fuorviar i gonzi fa una torta
di sporca falsità che attrista il petto.
Il giustiziere, re dello sconforto,
rider faceva tutti prontamente,
con sue cazzate che sapéan di storto...
Ma non intendo insistere troppo, f.f. Grieco, con tanti dottori della legge: non avessero a scoppiargli le vene cerebrali per l’eccessivo sforzo di decriptare – animati dalle loro conoscenze cruscanti di linguistica e filologia – quel che possa essere sotteso a un dettato poetico che, di per sé, è fin troppo chiaro anche per un che abbia solo fatto il ginnasio al Forteguerri di Pistoia, panis angelicus della scienza linguistico-letteraria e hortus conclusus in cui Curreli pianta i suoi alberini e fa vibrar le proprie manine sovr’essi, perché crescano il più alla svelta e i più robusti possibile.
L’effeèffe (facente funzione), che non ritiene possibile la satira e l’ironia nell’informazione, questa Currelòrum laudatio (elogio dei Curreli), sappia che è un exemplar di sarcasmo, ovvero di sconcertata osservazione della prevaricazione di quel suo collega che, in fatto, nega – ed anche fin troppo evidentemente – la propria terzietà, imparzialità e indipendenza.
Forse perché troppo protetto da Csm, Anm e colleghi di lavoro proclivi all’omertoso silenzio. Vedi Maurizio Barbarisi quando ci dice che siccome Roma non ha nulla da dire sulle incompatibilità di Curreli, neppur lui, presidente del tribunale di Pistoia, ha da dire o osservare qualcosa. Curreli, però, fa i cazzi suoi pur fuori legge: mentre noi, non suoi «prossimi sociali», siamo costretti a finire in aula perché non obbediamo al Cristo Salvatore. Troppa grazia, legge uguale per tutti!
E per dimostrare che ciò che dico (indignazione fino all’osso per i comportamenti fuori-legge di Curreli e gentile signora, ma anche di vari altri difensori della Costituzione) ho, dalla mia parte – anche se tutta la procura s’ingegna a negar l’evidenza, tanto per seguire la regola-Coletta dell’io non intercetto la Lucia Turco –, questi elementi:
1. neither Snow White nor the seven dwarfs osa nega quello che dico;
2. neither Snow White nor the seven dwarfs osa fiatare su ciò che dico o sporgere – come sarebbe logico per delle anime specchiate e incontestabili – querela/denuncia per ciò che dico. E da qui emerge, indiscutibilmente, che lo stalking giornalistico non c’è, non c’è mai stato, non ci sarà mai: come Dio;
3. neither Snow White nor the seven dwarfs osa guardarmi in faccia quando è in mia presenza. E forse è per questo che Curreli (che sa tanto di Meleto, Anito e Licone: i tre cazzoni accusatori di Socrate in Platone), pur avendomi rinviato a giudizio per tutto, tranne che per le punture delle formiche rosse incazzate, sul culo del cane Argo di Ulisse, come compare nell’Odissea; forse è per questo che Curreli il Terraperta scende in aula soltanto quando ce lo trascina Coletta se deve, insieme a lui e alla Contesini, suggestionare i tribunali del riesame. Altrimenti Claudio è costantemente in trasferta, in pantaloncini corti con gli scout e i suoi clandestini, cui concede più diritti che a me, cittadino che gli paga anche un (a mio avviso) poco meritato stipendio.Quando può, Claudio mi sfugge come il diavolo l’acqua santa: non perché io sia migliore di lui – per carità, lo so che sono un peccatore e non prego… Ma perché ha la consapevolezza che lui – nasconditore cosciente e colpevole di fascicoli a favore di padre Fedele Bisceglia – è certo e sicuro di non essere migliore di un miscredente come me.
A questo si aggiungono i suoi colleghi complici del Terzo Piano che – vedi l’effeèffe (facente funzione) scende in camera di consiglio per la gravissima ammenda da 150 euro da trasformare in condanna in giorni 15 di carcere (Fassino la fa franca anche due, tre, quattro, n-volte, perché è una «autorità costituita», ma un pastore sardo finisce in galera per trent’anni); oppure De Gaudio va – fortunatamente a vuoto – in aula per una “querela di merda” di Alessandro Galardini, assessore del sindaco stoccafisso-Betti di Montale, ma contro un personaggio – il luogotenente Sandro Mancini – odiato a morte dalla procura di Dell’Anno&Grieco, in quanto non disposto a dichiarare falsità o a tacere oscenità di cui si erano rese responsabili le «prossimità sociali» dei signori Pm e sostituti e un sostituto stesso che abitava in una casa senza porte e senza finestre.
L’ho fatta un po’ lunga per dire che Curreli, a tutto concedere, ma anche a innegabile ben vedere, è uno spettacolo non altrimenti definibile che indecente sul cui significato etimologico invito i magistrati della procura pistojese (autocooptàtisi nell’Accademia Fiorentina della Crusca) a sfogliare i dizionari secondo il precetto oraziano nocturna versate manu versate diurna, sfogliateli di notte e di giorno… come appare nell’Ars Poetica che attesta il valore platonico del prèpon, o, tradotto, ciò che non deve uscire dal solco della decenza perché altrimenti è indecente.
Riflettete, lettori, con mente pura (direbbe un Giambattista Vico, concittadino di Grieco, ma che Grieco non sembra conosce molto) sul documento che avete in apertura.
Claudio Curreli, il “magistrato tosto” di un fascista come Maurizio Ciottoli, non solo non offre assolutamente alcuna garanzia di terzietà, imparzialità e indipendenza (basta vedere che definisce diffamatorii a priori gli articoli di cui Nesti si lamenta, ma che contengono solo verità storiche e documentate); ma, dopo che i CC di Agliana, interrogato il medico di famiglia del Nesti, gli riferiscono che Nesti non gli ha mai detto che i suoi malanni sono dipesi da noi – Bianchini & Romiti –, il famoso e protetto persecutore di padre Fedele Bisceglia ci rinvia ugualmente a giudizio, senza mandare (come sarebbe stato più logico, coerente, dovuto e giusto) a fanculo un individuo di ineccepibili virtù morali che (e Curreli, per questo, deve vergognarsi), anche dopo aver saputo che non aveva vinto il concorso il cui posto occupava (e glielo aveva detto il Tar, non Tricche Berlicche), pompato da tutta la sinistra aglianese (ma poi anche dalla destra di Bimbominkia-Benesperi) è rimasto lì, per 15 anni, usurpando un posto che non era suo, il povero sacrificato!
Mi viene da pensare che lo abbia fatto quasi alla stessa maniera di Curreli che (lo avrà vinto davvero il suo concorso, visti gli svarioni di tutti i giorni?) resta sempre lì, al suo posto, inamovibile: come scrive Barbarisi che dà l’impressione di essergli inferiore quanto ad «aura di potere».
Mi volete morto, in procura, soltanto perché penso con il mio cervello, dittatori del Terzo Piano?
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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Ora è toccato a me!