Cari lettori, la Costituzione non è quella che la procura e i suoi uomini tentano di farci credere che sia. È un vero testo sacro, ma costantemente prevaricato in primo luogo da chi dice di amministrarla e in secondo dalle emanazioni di uno Stato sostanzialmente in putrefazione morale
La dittatura si annunzia sempre con provvedimenti contro chi ragiona con il proprio cervello; e con limitazioni, sempre più castranti, nei confronti dell’informazione e degli informatori.
Quelli seri, voglio dire, e perciò pericolosi: non quelli che ci narrano le sagre dei ballotti e delle frugiate, della mortadella di Prato e dei famosi coglioni di mulo. Sarcofago City, sotto questo punto di vista, è un seminario di dittatura.
A Pistoia, da sempre, ho visto coagularsi il sangue di San Gennaro, nel senso che i pistoiesi “gente comune” hanno avuto sempre problemi con la procura e, a scendere, con la giustizia civile e delle esecuzioni: tanto che oggi la situazione è diventata inaccettabile per quanto accade fra le sacre mura della «legalità de lorartri».
Faccio un esempio semplice e chiaro per tutti. Un giorno ad Agliana, la polizia municipale post-Turelli, resa efficientissima da quel falso testimone che è Maurizio Ciottoli, più falso di Giuda, mi ha fatto una contravvenzione per avere io superato il limite di 60 km/ora al Km 17 della tangenziale. Notate che dire Km 17 è, in altri termini, come scrivere un passante è stato schiacciato da un Tir in Via Erbosa: di preciso dove?
Diceva, il fogliaccio di cacca inviatomi nel Nome di Maria (che è anche uno degli Inni Sacri del Manzoni), che avevo superato il limite di 1 Km 1: andavo pericolosissimamente a… 61 all’ora! Militi rilevatori: agente 6 Falugi e agente 7 Tiengo (famiglia).
Roba da pena capitale, tanto grave era il delitto. Chi ha fatto la contestazione doveva essere cugino del sostituto Curreli, che fa quel che cazzo vuole da Conto Arancio, ma inventa il reato di stalking giornalistico e perseguita la gente che, come me, osa sfiorare alcune delle sue, in ipotesi, «prossimità sociali».
Lui, Curreli, invece, è santo, non si tocca: e il presidente del tribunale Barbarisi scrive due volte, in via ufficiale, che la sua palese incompatibilità ambientale (Claudio lo scout lavora con la moglie nello stesso tribunale e non deve) è tollerata e ammessa dallo stesso CSM, consiglio superiore (?) della magistratura…
Io cerco di vedere la foto scattata dal MerdaVelox dei vigili di Agliana. Ma il sistema informatico (di merda) del Comune, quello più volte violato anche da gente di dentro (la procura di Coletta, avvisata, ha mandato tutto a farsi fottere, parola di Linda Gambassi, la quale non sa leggere e sa ben poco scrivere); quel sistema stesso – in cui sembra accertato che il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti vada ad attingere a larga mano anche roba che non gli appartiene – mi impedisce l’accesso. Pe aici nu se trece si legge su alcuni ponti in Romania: di qui non si passa.
Scrivo una Pec e chiedo al comando di mandarmi la foto che mi spetta di diritto.
Con la delicatezza di un foglio di carta vetrata sulle emorroidi, mi si risponde (questo è il Comune di quel bimbominkia del Benesperi: falso testimone, calunniatore e appellato “cacaiola”, anche se a Giuseppe Grieco non piace, ma tant’è); mi si risponde che se non la vedo, la foto, loro la vedono e bene. E, siccome per loro è tutto a posto, io non devo rompere i coglioni e devo montare sul Pc un browser diverso da quello che uso: la colpa è mia. Con altre parole, del tutto pistoiesi, ma ti levi di ùlo?
Se non smettiamo di far fare ai pubblici dipendenti, maleducati e non di rado tutt’altro che lavoratori, il cazzo che vogliono, è cosa buona e giusta che Putin ci scarichi addosso un milione di testate nucleari. Almeno per tremila anni sparirà il puzzo di cacca che i cittadini comuni sono costretti a inalare ogni giorno, peggio dello Zyklon B di Auschwitz.
Ci prendono tutti per il culo – espressione di Luciano Michelozzi, mio fotografo anarchico quando lavoravo per La Nazione, cinquant’anni fa – come i laidi vassalli del medioevo che, al sicuro in fortezza, pisciavano in capo ai servi della gleba ridendo e dicendo loro: «Lo sentite? Oggi piove tiepido, gente!».
Così io presento istanza di annullamento al prefetto che non c’è. A Sarcofago c’è una prefettA che, come Willy Signori, viene da lontano – e perciò La Nazione le dedica du’ pagine intere. È qua solo per rappresentare il governo. E siccome il governo non fa un Conto Arancio per sanare l’Italia in cancrena, il caravanserraglio della Giorgina si rappresenta proprio non facendo una “beata minchia”.
Il funzionario incaricato dalla prefettA Messina alla disamina dei ricorsi, è chiaro come la luce del sole, non ha letto un Conto Arancio. E senza fare una beata minchia, ha risposto come il famoso Zio Paperone al povero Paperino, quando il nipote ha bisogno di attenzioni e d’aiuto: «La risposta è no!». Ricorso respinto. Avete capito, ora, perché nel 1789 a Parigi e nel 1917 a San Pietroburgo scoppiarono due famose rivoluzioni?
Lo stivale democratico dei nostri stivali risponde così al cittadino. Il cittadino deve morire: gli si troncano le ossa e lo si mette nella fossa.
PD significa, appunto, potere dittatoriale. E l’Italia è tutta un PD: anche il Benesperi, che vuole farsi rieleggere perché – dice – c’ha da fare ancora tanto (danno) ad Agliana, si fece eleggere con l’idea di ripulire la fossa biologica su cui oggi sta seduto, e ha finito con il fare accordi di buon vicinato con quelli che Agliana l’hanno ridotta al punto in cui è: anche con i veleni dell’inceneritore e tutti i cancri che discendono dal “basso profilo” tenuto dai vari procuratori della repubblica che si sono succeduti nella città dei confetti.
Ultimo Tom Col. Il quale si è servito della sostituta Gambassi per tombare la soppressione dello sconcio di via Tobagi dopo 6-7 anni di nullafacenza procurale. E, con la sua famosa circolare che nega l’accesso agli atti, ha impedito ai cittadini che respirano l’aria balsamica di Riiicolaaaa, di avere l’accesso con estrazione di copia. Perché le fotocopie sarebbero forse state la prova provata dell’inefficienza della sua allineata sostituta valdarnese che non sa nemmeno riconoscere un caso lampante di violazione della corrispondenza (art. 616 cp).
Nel frattempo, però, il dio di Pistoia, con ciò intendendo non il santo e giusto Jaweh, dio degli eserciti e della vendetta o Dominus Deus Sabaoth, ma la Tv meno libera del mondo, che però s’appella Tv Libera PT, con mosse da boa s’è approssimata al potere che si è accomodato ai piedi di Jabba the Hutt, il sinuoso garante delle disparità di trattamento fra comuni mortali e mortali divini o semidèi.
Vengono. Promettono di lavorare per la «gente comune», poi proteggono solo chi li rispetta senza fiatare e danno, insomma, l’impressione di ciò che in ipotesi sono: un’associazione, più o meno ad acta, a cui noi, bistrattati e presi a violente randellate giudiziarie, dobbiamo obbedienza senza sapere e senza discutere il perché.
Forse perché non riusciamo a capire i motivi per i quali Curreli e sua moglie operino insieme dove sono incompatibili; le cause per cui il CSM li protegga; perché qualcuno di loro possa togliere i nostri figli dall’asilo per metterci i propri prendendo la residenza in una casa senza porte e senza finestre; per quale motivo qualcuno di loro possa “andare a funghi” con il commendator Mauro Gualtierotti, alla Dynamo Camp, e si incazzi pure se viene disturbato mentre ha adocchiato una cappella non maschilista-sistina, ma di gustoso porcino; o, infine, altri vadano in gita in Brasile o a Pittsburgh o in entrambi i luoghi in sequenza.
Pistoia fu città nera tra le più nere, come oggi è rossa fra le più rosse: anche grazie ai cedimenti dei senatori di FdI.
Vi aspettate che non abbia una procura che segua le regole del diritto turco, se Coletta osa fare il moralista come fa, anche dopo aver trattato, come si dice abbia trattato, il finanziere Daniele Cappelli?
Edoardo Bianchini [direttore@linealiber.info]
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Io mi incazzerei se qualcuno scrivesse di me quello che io qui ho scritto di loro. Loro, invece, terzi e imparziali, con i loro zainetti sulle spalle e le loro borraccine di acqua Rocchetta o Lete nelle tasche zainali (in ebraico zàin significa… Conto Arancio), fanno finta di essere come il Piave, calmi e placidi al passaggio dei primi fanti il 24 maggio… Sono terzi, imparziali, indipendenti.
Non sarà mica che sto dicendo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità?
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