A Pistoia stiamo vivendo in una vera e propria «civiltà del disvalore» in cui le autorità costituite mostrano tutta una serie di accentuatissime criticità che le rende inaffidabili e inapprezzabili agli occhi del cittadino normale senza «prossimità sociali» o, in termini, più realistici, agganci con chi comanda senza pudore, senza limiti, senza resipiscenze a favore di chi vuole
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Quando il Marchese Del Grillo va in osteria a pranzo con l’Olimpià e le fa assaggiare la pajata, dopo che Onofrio ne ha buscate ben bene dalla moglie di Gasperino er carbonato, la ragazza chiede cos’è quel piatto romanesco; e Albertone risponde con un secco: «Merda, Olimpià! È proprio merda!».
La stessa cosa accadde il 15 giugno 2020 (quindi quasi quattro anni fa) nel “I° Anno dell’Èra Coletta”, che era giunto al potere nel dicembre 2019, come da squillante intervista del Tirreno a firma di Massino Donati.
Quel 15 giugno arrivò sul tavolo di Madame Aveta – la peggior segretaria generale possibile per il peggior Comune possibile di comunisti protettori di Andrea Alessandro Nesti, mai-comandante della polizia municipale ma, se dio Stalin vuole, il più compromesso nei danni al popolo di Agliana, checché ne abbiano detto procura e Gaspari –; quel giorno, dicevo, sul tavolo della segretaria Aveta giunse una letterina anonima in séguito alla quale anch’Ella soffrì di improvvisa epigastro-diarrea, malattia contratta dal contagio con un Benesperi-Cacaiola/Bimbominkia.
E dopo la zaffata organica che la pervase – io sono e resto comunque convinto che Madame Aveta non fosse assolutamente ignara da chi provenisse quella sbottacciata di merda anonima ignobile –, con la sua arietta sorridente da fata dai capelli fucsia, la segretaria convinse pure un citrullo violento come il Ciottoli a seguirla dalla Guardia di Finanza per denunciare il fatto.
E il Ciottoli abboccò: perché il tubatore, che apprezza assai Curreli (hanno entrambi una grande passione per la Sardegna), non solo ama la bottarga di muggine, che acquistava per fare le bavette a casa del Romiti, ma è un muggine lui stesso. Vive nel mare, infatti, ma viaggia anche in fiume – lo sporco inquinato Ombrone, per l’esattezza.
Alla signora Aveta, anche avvocatA e figlia d’arte come Coletta, non passò affatto per il capo che una lettera, come quella che avete letto qua sopra, rappresentava semplicemente una laida faida interna al Comune di Agliana. Dunque era già di per sé “mezza firmata”.
Tanto da chiedersi subito cui prodest?, a chi giovasse. E da considerare quello che è ontologicamente (come scrivono i giudici quando si sentono filosofi e scorreggiano sentenze): un monte di merda da prendere e da portare sì, alla Finanza; ma solo per chiedere di far luce su chi potesse essere quel/la “puttanae filius/ia” che s’era messo a razzare (nel linguaggio dei giovani: grattare, rubare) documenti d’ufficio violando tutte le norme e le regole del mondo civile.
Si può definire, sarcasticamente, un cesso il Comune di Agliana, in cui girano branchi di vergognose meretrici, anonimi da frocerie, stronzi, ladri condannati, estortori, falsi testimponi, minacciatori e chi più ne ha più ne metta?
E attenzione: queste espressioni, cari professori della Crusca attendati in procura a Pistoia, non sono incontinenze verbali di quelle lamentate dal presidente dei giornalisti toscani Giampaolo Marchini, che sa scrivere solo quattro bischerate di sport: in linguistica e stile si definiscono semplicemente «linguaggio realistico». E hanno lo scopo di far respirare l’aria che si inala ad Agrùmia.
No. La signora Aveta, nell’occasione, si mise sùbito dalla parte del minaccioso estortore-stronzo-mafio-camorroico e, come la locomotiva di Guccini, partì a tutto vapore per andare a sbattere in ciò che si trasformò nel porcile più lurido dell’Èra Coletta: il soffocamento di Linea Libera e il tradimento (anche da parte di due banditi: Benesperi & Ciottoli) di chi era stato loro fedele collaboratore e valido aiuto per dare un ordine al caos dei vigili urbani di Agliana dopo un 15ennio di schizofrenie firmate da un usurpatore del posto di comandante.
Sto indicando l’arrestata dal luogotenente Salvatore Maricchiolo, un bel mattino all’alba, all’improvviso, perché nella «baruffa vigilare aglianese», in cui tutti andavano a letto con tutti, ognuno aveva qualcosa da far pagare a chiunque altro per qualsivoglia motivo.
Motivo ovviamente originato da turbe psichiche degne dei famosi manicomi soppressi da Basaglia & Pirella.
Una persona normale, dirigente statale, terza, imparziale, indipendente (mi riferisco alla signora Aveta, sindaco di fatto ad Agliana come Mazzanti a Quarrata), si sarebbe incazzata abbéstia per la mielata/merdosa ruffianeria del testo ricattatorio di chi quella lettera anonima aveva scritto.
E ciò perché i veri reati portati alla luce dalla lettera erano: la violazione del sistema informatico del Comune di Agliana da parte di qualche stronzo che ne aveva l’opportunità; il ricatto come arma di potere e di manipolazione per fare del male alla gente; la minaccia rivolta alla pubblica amministrazione utilizzando mezzi illegali provenienti da hackeraggio. Insomma – ci avrà mai pensato Ser Coletta a questo? – tutti gli strumenti peggiori di tipo mafioso che si possano immaginare.
In verità ci fu, allora, un momento critico, prima che quel muggine del Ciottoli decidesse di assecondare la sua fata fucsina. Pensarono, i due minkioidi – il bimbo e il muggine di Shardania – di far eseguire una perizia informatica per capirci qualcosa e beccare il colpevole.
Peccato – da quante ne possiamo sapere – che il tentennamento avetano finisse per far saltare tempi e decisioni di agire in quel senso: quasi da pensare che Madame ne sapesse – di quella letteraccia di merda – molto di più di quanto ne desse ad intendere in giro...
Dal 20 giugno del 2020 io, coinvolto nelle accuse del mafioso anonimo, iniziai a chiedere la copia di quella lettera (che ormai è saltata fuori da tutto il puttanajo del processo della chiavA e dei vigili aglianesi: una vera opera da stronzi stile KGB): ma non l’ho mai ufficialmente avuta, perché nessuna delle istituzioni pubbliche costituite, esaltate dalla Gip Martucci, ha voluto che io l’avessi. Paura che capissi troppo? O non lo sanno tutti come stanno le cose e di chi è la colpa…?
Chiesi la lettera alla Fata Fucsina e ai due minkia (Bimbo e Muggine), ma mi si rispose come il De Gaudio e la Serranti quando costrinsero (bei Pm, vero? Complimenti ai giovini leoni!) la Lara Turelli ad affrontare un interrogatorio di garanzia (ovviamente anch’essa della minkia), poi annullato da uno Stefano Billet che si è rivelato un ottimo presidente di collegio penale.
Mi dissero, i tre coglioni: «Lei non ha bisogno di veder la lettera anonima né gli allegati perché, essendo in possesso delle sue mail, non necessita di altro». Complimenti, Fata Favina!
Poi mi rivolsi al prefetto Gerlando Iorio, che (ha sempre tremato come una fogliolina al vento di marzo) timidamente provò a suggerire al Trio Lescano di darmi la copia che volevo. Ma la terna Aveta-Cacaiola-Muggine, non potevano tenerne conto...
Ho continuato a chiedere fino a denunciare per omissione d’atti d’ufficio, abuso d’ufficio e quant’altro, la segretaria fucsio-comata e i suoi bambolini: ma la procura ha evidentemente posto il veto. E la cosa è stata affidata a una sottile sostituta – la signora Gambassi – che mi prese perfino per il culo dicendo che, insomma, non le avevo detto dove cercare; non sapevo cosa volevo; non le avevo dato nemmeno la copia della lettera.
Ora ditemi voi se siamo o no alla demenza senile scesa ai 40 anni d’età. Chi si è voluto proteggere ad ogni costo? Si può sapere o i duci del Terzo Piano sono autorizzati a fare quello che vogliono? Che ne dicono Mattarella, il CSM, l’ANM, l’Antimafia, il Sant’Uffizio e Kim Jong-un due tre quattro etc.?
E ho continuato a chiedere fino al giugno 2021, quando Bimbominkia-Cacaiola (quello che vuole di nuovo il voto dagli aglianesi per poter continuare a lavorare a cazzo di cane come ha sinora fatto) mi ha risposto che aveva inoltrato richiesta di nullaosta al Coletta. Praticamente come dire – in metafora – «Aspetta che chiedo al giustiziere se possiamo togliere il cappuccio al boja per farti vedere chi è».
Da quando è arrivato, il Pm che tutela solo gli interessi dei Turchi, s’inventa pure circolari (absit iniuria verbis) della minchia per non rilasciare copie di documenti necessari nemmeno a chi va a giudizio, figuriamoci se Coletta si sarebbe mosso pur se al Donati, suo cocchino d’oro, faceva scrivere che lui, il grande figlio d’arte, avrebbe fatto parlare tutti e avrebbe tutti ascoltato. Col tempo ne vedremo ancora.
Concludendo. Ma cosa cazzo aspetta Nordio a mandare un treno di ispettori a Pistoia? A Vicofaro non si vive, ma nessuno fa nulla: la procura protegge Terra Aperta-Scout. L’Asl ha avuto centinaia di infortuni sul lavoro su cui – a quanto risulta – Grieco non ha dato séguito.
La stampa viene perseguitata e sequestrata perché fa vedere e ragionare troppo. Per il furto (supposto) di una chiavA c’è chi s’è fatto più di un anno di carcere e non solo; ed è stato speso mezzo milione di euro per 18 mila pagine mai lette da nessuno per intercettazioni (permettete) del cazzo, visto che vi si leggono perfino tutte le scopate di vigili e vigilesse, anche se non quelle (forse) di vigilesse e carabinieri – che pure, si sa, ci sono state…
Ma in che cazzo di casino ci siamo ritrovati, mi chiedo a 77 anni di cervello ancora sanissimo e sveglio?
Qua, in questa città masso-pidduistico-opusdeico-mafioso-delinquenziale, la procura è fuori controllo e, inoltre, fa pressioni – lo si vede a occhio nudo in aula e fa senso – su giudici e colleghi.
Qua i cittadini sono trattati a Ciottoli (= muggini, pesci) in faccia e tutti zitti. Qua ci sono più incompatibilità ambientali che corna in un corbello di lumache e, dal fronte politico non c’è una minkia di cane di amministratore e/o parlamentare che abbia il coraggio e la voglia di alzare un dito: forse perché il miglior politico ha la rogna ed è tenuto stretto per i coglioni dalla ferrea azione dei custodes della famosa citazione latina quis custodiet custodes?
E si tenga pure presente che la citazione è adattissima all’uopo, dato che (prenda nota, avvocata Elena Giunti che il latino non sa, e che difende un protetto quale il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi!) viene da un Giovenale, Satira 6, 48-9, in cui quei custodes non sono magistrati, ma, propriamente e appropriatamente, i guardiani delle donne dell’harem, cioè i secondini di un puttanajo in senso proprio e figurato.
E noi, giornalisti veri, dovremmo farci servire a fette con maionese su un vassoio d’argento, soltanto perché il Pm capo, acclarato mentitore emerito, difensore del 26% di errori dei suoi giannizzeri, si interessa unicamente dei Turchi e sta dalla parte della Mecca e della Mezzaluna?
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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