Ama il «prossimo (sociale)» tuo come te stesso secondo alcuni ermeneuti della Bibbia indicherebbe non chiunque ha un viso più o meno umano e due buchi sotto il naso, ma specificamente il vicino di casa e il confinante in tutti i sensi, compresi quelli attribuìtigli dal modo di ragionare del Pm di Pistoja
Poscia, più che ’l dolor poté ’l digiuno è la forma autentica del verso 75 del XXXIII canto dell’Inferno di Dante, ma penso che nemmeno il f.f. Giuseppe Grieco avrà niente da ridire se mi diverto, in sàtira, a castigare i comportamenti del capo dell’Olimpo del Terzo Piano, il dominus Tom Col.
Eppòi – come oggi scrivono certi asini a due gambe, usciti dalla scuola del disfacimento liberalizzante post-68 – la sàtira è tale proprio perché castigat ridendo mores, mena schiaffoni per quanto uno può meritarsene. E Coletta non fa eccezione: neppure secondo le indicazioni fàtteci pervenire per scritto dallo stesso CSM-Consiglio Superiore della Magistratura, “angelo custode” della coppia Curreli-Curci, celesti benefattori di Pistoja e dintorni a suon di Terre Aperte e beni immobiliari fatti finire all’asta (termine, fra l’altro, anche ambiguo: vedi Treccani sub 3).
È, pertanto, un dovere civico-civile-etico-morale-politico-verificante e pertinente a chi fa parte del popolo cui appartiene la sovranità, ripassare la lezione sulla figura e l’opera di un servitore dello stato che non ha dato di sé la prova di cui all’art. 54 della Costituzione: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore.
Ed ecco i vari steps – sempre ignorati da CSM e procura di Genova – che costituiscono quei famosi dati numerico-statistici cui si appella Coletta (Canto al Balì) e che lo accusano di mala gestione della giustizia penale a Pistoia:
1 Il 28 dicembre 2019, rilasciando un’intervista autoincensante a Massimo Donati del Tirreno, Tom Col ci fece lezione sulle sue virtù, lasciandoci perturbati e commossi, per dirla con Giambattista Vico:
2 Il 5 luglio del 2022, invece, il luogotenente della GdF Daniele Cappelli testimoniò, su Coletta, che il Pm capo di Pistoia si sarebbe rifiutato di intercettare la dottoressa Lucia Turco, [in quanto] sorella del suo superiore gerarchico fiorentino, Luca Turco, «prossimo sociale»… dei Renzi, babbo e mamma:
3 Nell’aprile 2023 Tom Col, coadiuvato dai sostituti Claudio Curreli e Chiara Contesini, inizia la sistematica persecuzione del quotidiano Linea Libera con la motivazione che il giornale è stampa clandestina perché – sostengono i tre cervelli divini – io non sarei iscritto all’albo dei giornalisti, come da denuncia livorosa di altri due geni dell’informazione nazionale e locale: Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini, chiari funzionari politicamente corretti del Partito Dominante delle larghe intese (mafia inclusa) alla Emiliano.
Senza uno straccio di indagine, senza aver esperito alcun controllo sulle stercòree dichiarazioni dei giornalisti dell’Ordine dei Succubi alla sinistra imperante, Tom Col e i suoi paggi Fernando sequestrano un quotidiano che non è tenuto ad alcuna registrazione in quanto rientrante, come stampa periodica, nella categoria esentata dall’art. 3 bis del Dl 18 maggio 2012, n. 63 (Disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale), coordinato con la legge di conversione 16 luglio 2012, n. 103. Ma in procura è d’obbligo non conoscere la legge: perché la legge, per i Pm-dittatori, si interpreta e si inventa a seconda dei casi e delle persone attuali. È chiaro.
Ecco. Pur ignorando i termini di cui sto per dirvi, i tre del Terzo Piano incarnano la dimostrazione della “teoria e tecnica della guerra” come indicata da Tucidide, storico greco del V secolo a.C., quando ci insegna che le guerre presentano sempre due motivazioni: la prima, definita pròfasis, indica esattamente il motivo con cui si intende coprire il misfatto. Pròfasis indica, infatti, quella che in italiano si definisce scusa o pretesto. La seconda, definita come aitìa (causa vera e propria) indica il motivo-vongolaverace per cui si scatena la guerra, sempre legata a interessi di quattrini o di ideologia del potere
Per il sequestro preventivo e l’oscuramento della testata Linea Libera:
1. la pròfasis è «stampa clandestina a cui si deve impedire, costi quel che costi, la possibilità di rivelare i porcaj delle istituzioni e degli uomini che fanno quello che vogliono e non devono pagare mai perché così vogliono i detentori del potere»
2. l’aitia è «Linea Libera rompe i coglioni a tutti perché, facendo giornalismo d’inchiesta su basi di certezza e verità, disturba il manovratore-dittatore che, in quanto autorità costituita non può e non deve essere messo in discussione
Insomma, come diceva quel troglodita pratese di Maledetti toscani, Curzio Malaparte: Sorge il sole, canta il gallo, Mussolini va a cavallo.
4 Il 18 maggio 2023, a casa di don Manone-Luigi Egidio Bardelli, padrone assoluto di Tvl-Tvlibera Pistoia, Tom Col ci imbonì rassicurandoci che, sotto di lui e grazie alle sue amorevoli cure, le «prossimità sociali» (leggi: le amicizie del famoso proverbio coi quattrini e l’amicizia si va in culo alla giustizia – si scandalizza, dottor Grieco? Dìa retta, non lo faccia… Al Terzo Piano c’è assai di peggio della parola culo!) non contano una “beata minchia”. Lui, Pm de fero, non pensa mai di dover favorire un amico e neppure che uno dei suoi amici voglia e possa fargli un dono, un omaggio, un inchino di qualsivoglia natura, anche in stile Schettino. Ascoltàtelo attentamente:
5 Il primo colpo di mano di Coletta & C. va catastroficamente “a gallina”. Il primo Tribunale del Riesame di Pistoia (Billet, presidente; Magi, giudice; Cerrone, giudice estensore), molla una sberla che rintrona i tre guardiani della (loro e interpretata a modo loro) Costituzione.
Ricorrono, però, in Cassazione. Lo fanno dopo aver pressato il presidente Maurizio Barbarisi a cancellare la testata dal registro in cui è iscritta.
Anche Barbarisi obbedisce. A Pistoja, infatti, i disobbedienti sono due:
1. don Biancalani, che disobbedisce e accoglie;
2. Edoardo Bianchini, che disobbedisce e si avvale dei diritti costituzionali dell’art. 21 pur se viene sistematicamente perseguitato.
Don Biancalani, tuttavia, è un santo: perciò può fare quello che vuole. Al massimo, Massimo rompe i coglioni agli abitanti di Vicofaro che, ex marchese del Grillo, non sono un cazzo.
Il Bianchini no, è un dannato: le tira troppo taglienti e va soppresso. E sotto questo profilo, il Pm capo Snow White and the Seven Dwarfs sono i più efficientemente disobbedienti alla Costituzione, ma, per privilegio di sangue (carriere non separate o il potere gli cade di mano) possono perfino permettersi di spremere i giudici pistojesi come le olive in tempo di frangitura.
Così Snow White and the Seven Dwarfs ricorrono in Cassazione. Colà, grazie alle «prossimità sociali» che a Coletta – a sua detta – gli fanno un baffo, un tal Giuseppe De Marzo, naturalizzato pistoiese da lunga militanza a Sarcofago City come giudice del lavoro, porta a termine l’opera che permette a Tom Col & C. di poter contare sulla non-separazione delle carriere Pm/Giudici.
Infatti, proprio alle “Idi De Marzo”, il Presidente-estensore del secondo Tribunale del riesame di Pistoia (quello riformato De Marzo ad usum Colettae), Alessandro Buzzegoli, per mezzo d’arzigògoli, finisce per far trògoli e inventa ghirigògoli a fischio di rigògoli.
6 L’articolo 21 della Costituzione sorella (secondo Benigni a Sanremo) del “muto bianco con testa rientrante tra le spalle” viene beatamente aggirato, in nome della legalità/fregalità democratica, facendo sì che la libertà garantita (La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure) sia vanificata da due leggi di rango inferiore alla Costituzione: la n. 47 del 1948 (particolarmente dittatoriale perché reintroduce autorizzazioni e censure) e la 69 (numero perfetto per i giornalisti-lickers) del 1963, che mette in piedi la cupola dell’albo professionale.
7 La data delle Idi De Marzo 2024 (il 15.3.2024, decisione-Buzzegoli) incarna, mutatis mutandis temporibusque, quella famosa del 10 maggio 1933, giorno in cui il nazismo bruciò la cultura del libero pensiero cinque mesi dopo l'ascesa di Hitler al potere.
La notte Berlino fu illuminata dal rogo dei libri e più di 20 mila volumi furono gettati in un unico enorme falò. E Pistoja fu rabbuiata con il sequestro di Linea Libera.
La Schlein ha ragione. Sbaglia solo quando parla di fascismo. Non è fascismo quello che viviamo, è dittatura dei Pm che adoperano, per valorizzare la Costituzione, due leggi incostituzionali (vedi sopra) funzionali alla loro dittatura.
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»
ma la procura di Pistoja non vuole intralci al proprio uso deviato del potere
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