Il grande inganno inizia quando i nostri padroni si ergono a difensori della legalità e sequestrano un giornale, proteggono un loro amico («prossimo sociale», dice Coletta), inquisiscono vigilesse per la sparizione di una «chiavA» e ordinando 18 mila pagine di intercettazioni telefoniche, mentre si rifiutano di intercettare la sorella del Turco di Firenze la quale sembra essere stata coinvolta nei traffici della Concorsopoli di Careggi, l’ospedale d’eccellenza che procura i castrati per i cori delle voci bianche alla politica come usava per il collegio cardinalizio di Pio VII…
Lo ricordate l’episodio del tribunale di Firenze in cui era stata scoperta una sentenza scritta ancor prima della conclusione del processo? Fece tanto scalpore, ma finì – come del resto la maggiorissima parte delle cose della giustizia di Mattarella – nel dimenticatoio.
Quale ne è stata la conclusione? E chi lo sa? Nel mare magnum (o, icasticamente, nella discarica) della nostra amministrazione giudiziaria, la traccia se “n’è ita spersa”.
A Firenze la cosa si era verificata prima della fine del processo. A Pistoja, patria delle eccellenze anche in tribunale, un’analoga situazione si verificò ancor prima che il processo stesso iniziasse. Perché anche in camera di consiglio siamo in processo, o no?
E dunque immaginatevi quale fu – due anni fa, ed esattamente il 7 luglio del 2022 – la sorpresa dell’offeso da quella testa-di-rapa del sindaco Benesperi di Agliana, nel presentarsi dinanzi al giudice che… simsalabim, apre la cartella del procedimento da definire e ne tira fuori (senza neppur fare la mossa di “riservarsi”) la modulistica già precompilata. 4 Salti in padella Findus.
Un bel «levatevi di torno e non rompete», in faccia sbattuto e senza guanto di velluto!
Ecco quello che non tollero né come cittadino, che paga forzosamente certi stipendi, né come (mi spiace per tutta la procura) giornalista professionista: l’arroganza della giustizia di chi, vinto il concorso (e, a volte, chissà come), si permette di tutto nella certezza di essere e rimanere impunito.
Gentile dottoressa Martucci, che mi accusa di non avere fiducia nei confronti delle sue adorate «autorità costituite»… Si fidi lei di questa vostra giustizia di Pistoja, città in cui, per la sparizione di una «chiavA», la procura di Coletta, che lavora a tutto campo come dice orgogliosamente il Pm, fa spendere ai cittadini centinaia di migliaia di euro per le 18 mila pagine di intercettazioni raccattate e – ci metterei la mano sul fuoco – nemmeno ascoltate in centesima parte! Una «chiavA» di cui non esiste né prova né traccia né certezza che sia mai esistita. Una «chiavA» trascendente come il Signore Nostro Dio!
Gentile dottoressa Martucci, se doveste ripagare al popolo quel 26% di errori sbagliati apposta (vien da pensare), anche voi che sbagliate, Coletta figlio d’arte compreso, fareste molto meno i “galli della Checca” dietro alle bischerate e dedichereste assai più attenzione a temi come l’inceneritore, il carbonizzo di Montale, il percolato della discarica del Cassero, il cloruro di vinile e i tumori di Casal-Grillo.
Lo stesso farebbe un altro nobilissimo rappresentante del popolo, il sottosegretario della zappa senator La Pietra, che mangia, beve e non si guarda indietrA.
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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