Mi richiamo a La Tosca di Puccini per un titolo adatto a questa strana gestione della giustizia penale, dinanzi alla quale tutti coloro che tremano dovrebbero più semplicemente trovare il coraggio di denunciare, senza sosta, gli aspetti più inquietanti di una “deregulation procedurale” che sta soffocando i cittadini, la città e l’integrità del tessuto economico e sociale
Ossessionato dalla clandestinità, dal suo regno del Terzo Piano in Piazza Duomo a Pistoia, Tommaso Coletta ha svolto un’opera di pulizia etnica eccezionale.
Dal 2019, data del suo arrivo nella Sarcofago dei ladri in Duomo, e da quando Massimo Donati del Tirreno s’è rotto la schiena per la genuflessioncella d’occasione (vedi l’Alfieri che parla del Metastasio pronto a pronarsi dinanzi all’imperatore austriaco), il «figlio d’arte» della procuralità pistoiese ha dato un contributo fattivo all’eliminazione dei problemi provocati dall’illegalità molto diffusa tra i “fornai”.
Si può sicuramente affermare, senza tema di smentita, che la lotta alla clandestinità ha portato una ventata di aria pulita sul suolo di questa puteolente provincia.
Coletta ha, infatti, disfatto:
1. bische clandestine
2. stalking clandestinizzati, fra privati e in uffici pubblici
3. disegni criminosi clandestini di varia altra natura (come furti aggravati di chiavi e d’ombrelli, perfino in procura!)
4. giornali clandestini, destabilizzatori della democrazia, come la pubblicissima Linea Libera.
Cosa assai buona sarebbe che Tom Col si ricordasse di non clandestinizzare il diritto di accesso ai suoi uffici e ai fascicoli della procura da parte di chi ne ha interesse legittimo: diritto che Coletta si premura di negare con una cartastraccia di circolare che, come ben sa perfino l’Akita Inu del Mikado Naruhito – incoronato il 1° maggio 2019 –, non può certo superare il dettato di una fonte di gerarchia superiore.
Ma i Pm e i loro alabardieri, sfilandosi spesso e volentieri da sotto alla sovranità della legge, le norme e le regole se le fanno da soli e secondo il loro esclusivo e indiscutibile punto di vista: o in relazione alle loro «prossimità sociali».
Coletta si sarà ricordato di quello che ho qui scritto ex art. 21 della Costituzione, quando parlò a Daniele Cappelli e quando, dopo avere ottenuto un provvedimento di Cassazione alle Idi De Marzo, fece pressione su Alessandro Buzzegoli perché – presidente e relatore del secondo Tribunale del Riesame pistoiese – edittasse l’assassinio legalizzato di un quotidiano, che era e resta in perfetta regola e sintonia con le norme del nostro ordinamento, di cui proprio loro, i «custodes sine custodibus», i Pm, “fanno strame”, come ama dire quel genio giuridico di Claudio Curreli?
E qui apro una considerazione personale. Che indecenza – lasciatemelo dire – quando il presidente di un collegio giudicante si arroga il compito, anche, di estendere la relazione, la sentenza o il decreto finale. La faccenda ha tutto l’odore di un atto di forza nei confronti dei colleghi. La stessa cosa l’ho vista fare dal Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Giornalisti e per compiere atti impuri – e a favore del Pd!
Detto questo, e con i dovuti applausi alla nostra amministrazione giudiziaria, nel ricordare a Ser Coletta che, forse, fra le priorità – prima di arrestare un Gatto di Montecatini e una Turelli di Agliana et alia similia – forse non sarebbe stato male far riflettere la signora Linda Gambassi sulla discarica sepolta sotto l’inceneritore di Montale; e riflettere lui stesso sui percolati della discarica del Cassero e il cloruro di vinile di Casalgrillo.
Ma pure sulle aure mefitiche e insane dell’inceneritore di Montale con tre forni, di cui due certamente fuori regola: non perché lo dice Edoardo Bianchini lo stalker da silenziare, ma perché lo formalizza Edoardo Franceschi, il vero e proprio Maometto del Cis e delle porcate democratiche degli ultimi 40 anni di incenerimento.
Fra tube romane, timpani, sistri come quelli degli egizi quando arrivava Cleopatra in pubblico, e tromboviolinate della stampa organico-appecorata al potere, dato che è tutto un inno alla gloria del Terzo Piano, mi permetto di ricordare a Tom Col che il lavoro non è finito e che un’altra pulizia va fatta, a Pistoia.
Non tutti i clandestini sono stati sanificati. Mancano all’appello i duecento o più (dipende dalla rotazione) che hanno non fissa dimora a Vicofaro.
Ammenoché il Pm non voglia appronarsi al superprotetto Curreli-Scout: ma il salvatore del mondo, sostenuto dal CSM, restando le cose come sono, potrebbe dare l’impressione di avere più forza e più importanza della stessa sella curule su cui siede il Pm capo.
E poi la gente finirebbe col dire – a buon diritto – che a Pistoia molti magistrati non sono punto terzi, imparziali e indipendenti.
Coletta è venuto qua per voler questo?
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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