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dittatura dei pm. LE PROCURE E I GIORNALISTI? TUTTI CHEF DA FRITTI MISTI. VANNO UNITI, MAN PER MANO, CONTRO IL POPOLO SOVRANO

«Ma allora, gente, non lo avete capito che io… disobbedisco e scrivo

 

Perché Curreli e Coletta non inquisiscono, per ipotesi di complicità in caporalato giornalistico, i presidenti OdG Bartoli e Marchini, dato che permettono l’uso di tariffe negriere a scapito dei giornalisti che scrivono sui loro amati grandi quotidiani? Ma l’OdG non dovrebbe curare anche gli interessi economico-morali degli iscritti? O fra Pm e giornalisti corre il filo della «prossimità sociale» di cui ci parla Coletta?

Per guarire dalla «sindrome del fascio» c’è voluto un ventennio, poi leggi razziste, tradimenti, morti sul fronte e stragi di civili nelle città.

In séguito, se non arrivavano gli amerikani s’era tutti ancor fermi a Cassino, dove andò a fare un concorso da comandante dei vigili anche il mai-comandante di Agliana, Andrea Alessandro Nesti, calorosamente pompato da Claudio Curreli (e non solo).

Nesti ci andò mentre era in malattia, interrompendo un certificato di 30 giorni per gravi disagi psichici a firma di Augusto Iossa Fasano, lèsto di firma fatta a mano, dato che mi fece anche una “querela della verpa del cane”.

Ma non è di questo che volevo parlarvi. Volevo illuminarvi d’immenso sull’accordo procure-giornalisti, che semina il peggio di sé quanto a diritto d’informazione e garanzia di rispetto della Costituzione. Fra Pm assetati di fama protagonistica e servi della velineria da brividi – per come s’espresse Bartoli, sovrano dell’OdG, a la Repubblica (delle banane).

A Pistoia, quando i due eroi del nostro tempo – Caro Bartoli e Giampaolo Marchini – si sono rivolti al tribunale per bombardare Linea Libera peggio di Putin, a Ser Claudio al Terzo Piano gli è partita la su’ mano (ahhh… caro, vecchio Lucio Dalla!): e fremendo in tutta fretta, allarmòssi il Ser Coletta. Poi, entrambi, birichini, trascinâr la Contesini e invocando della legge il rispetto n mille schegge, sequestrònno un gran giornale clandestino e micidiale.

Anche questa è una sorta di satira menippea: mista (appunto: fritti misti dell’inizio) di prosa e di versi.

Presi dall’orgasmòs [dal gr. ὀργασμός, derivato di ὀργάω «essere pieno d’ardore, di voglia ardente»], i padroni della procura si sono fatti travolgere dal modo di indagare loro proprio e peculiare: nihil facere, non fare una beata minchia o, nella Livorno degli ebrei spagnoli, nada de nada.

Lancia in resta va Curreli, con gli amici suoi anèli. Ei punir vuole il marrano con la penna sempre in mano, che scoperchia – e senza peli – le magagne del… Curreli. Altra seminata di versi estemporanei…

Ma Carlo Bartoli (ex presidente dei giornalisti toscani e ora nationale caput italicorum conformistorum giornalistorum et quoque latinorum del Manzoni) e Giampaolo Marchini (già infidele membrum diciplinaris commissionis florentinorum giornalistorum belantis pro democratica parte*, et hodie Bartolorum successor); questi due qui, dico, erino (lingua viareggina, imperfetto del verbo essere) personaggi fededegni e cotali, da essere ascoltati con reverenzia come in candida veste di “protettor da’ mali”?


Il Marchini – che per la sua membrità nella commissione di disciplina dell’OdG – è, a parere di chi scrive, uno che dovrebbe nascondersi sottoterra (ce l’ho il diritto di esprimere un’opinione?), in un incontro ufficiale con gli studenti, nell’illustrare il giornalismo come veritatis fons, piscia fuori dal vaso a tutto fòco e fa capir com’ei capisca poco. Innamoratevi della verità, gli dice, ai giovani…

E lui? S’è innamorato, lui, della verità, prima di loro? Ed era in grado di poter così solenne-mente [da mentire] parlare, visto come si comportava da membrum (non virile, ma vi[ri]le) della commissio di cui féasi grosso come un testicolo ingabbiato da una feroce epididimite (alias: parotite-orecchioni ai coglioni)?

Da vecchia zitella inacidita per le troppe astinenze (intendo dire “mancati còiti con la verità”); una zita abituata a frequentare tutti i vespri della sinistra fiorentina, Giampaolo riferisce a Curreli & C. che io mi sono dimesso dall’albo.

Lo stesso aveva fatto, ancor prima, il Bartoli. Carlo, ex collega al Tirreno, aveva deposto (le sue uova) nelle mani accoglienti del luogotenente Salvatore Maricchiolo di Quarrata. Giampaolo, il salva-Ponticelli dell’Ausl, compose poi una sua indecorosa denuncia: la quale, per omaggiare il poeta latino Catullo (quello dell’Acqua di Sirmione) non può che essere definita, senza tema di smentita, che sorella dei famosi Annales (opera di storia) di Volusio: Annales Volusi, cacata carta.

L’avvocata Elena Giunti ha difficoltà a capire, visto che non sa il latino? Perciò la accontento sùbito: cacata carta significa fogli smerdacciati. Orrore e raccapriccio, avrebbe detto sùbito il mio fu cognato, procuratore capo in una città della Toscana che non vi dico.

Il Marchini, che andava ancora in pantaloni corti all’oratorio del Pci quando io già scrivevo sulla sua Nazione (Marchini Giampaolo, elenco Professionisti nato il 20/05/1969 a Firenze; iscritto all’albo il 24/09/2007 [io il 4.12.1972: 34 anni, 9 mesi e 20 giorni prima]); il Marchini, dicevo, ha conosciuto un solo cibo: pane e politically correct.

È per questo, forse, che nella sua immonda denuncia mal-ragliata ne dice un vagone della mia (secondo lui e la sua scarsa scienza) “incontinenza”, anche se, in realtà, nonostante l’età, ancora vi assicuro che riesco a trattenere tranquillamente l’urina, scientificamente definita piscio – vedi la definizione dàtane da Riccardo Marasco in L’ammucchiata.

Jeanpaul s’est trouvé sùbito bene con Curreli, che promuove la clandestinità migratoria e bastona la stampa libera (quella fortunatamente non uguale alla sua) che, per Costituzione, non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Del resto Pistoia ha una procura da mondo al contrario tipo-Vannacci: quindi… similes cum similibus. Così Coletta non intercetta, Curreli non si fa peli, Grieco non guarda a spreco (di chiacchiere), Boccia indaga e accartoccia (= manda tutto all’archivio) e giù giù fino in fondo in questo strano, stravolto mondo.

Ma… ci vengo o no, a òvo sodo? Guardate bene cosa hanno permesso i giornalisti dell’amor di verità alla Marchini nel giro di 60 anni di ordine-corporazione dei giornalisti. Osservate.

Mentre Armani va sotto per caporalato (fonte La Verità di oggi, 6 aprile 2024), prendete nota di quanto vengono pagati i professionisti dell’ordine professionale dei gazzettieri (cito Gozzano) ogni volta che scrivono in regime di libera (di farsi del male) professione. Se non è caporalato questo sfruttamento di merda di gente così politicamente corretta e democraticamente impegnata, che Conto Arancio è? E gli albigiani-albigesi dell’OdG lo permettono da ben 60 anni, Cristo!


Sostituto Curreli, ma cos’è lo «jus variandi»? The absolute right to put it among the worker's apples?

Vorrei vedere la signora avvocata Cecilia Turco, presidentA dell’ordine degli avvocati di Pistoia, se le pagassero 15,49 € per una risposta legale di oltre 826 caratteri spazi-compresi! O la mega pArcella (rectius: pOrcella) di € 2,58 per una risposta inferiore agli 825 caratteri spazi-compresi!

Sono – più che convinto – certo che la signora cugina della Lucia e di Luca, strettissime «prossimità sociali» di Ser Coletta, s’incazzerebbe a morte pur non possedendo lo strumento primo per l’incazzatura medesima. Ma s’incazzerebbe pure Marchi e abbéstia, altro che continenza! E che forse, dalla rabbia nei confronti della sua grande Nazione della signora Pini, si piscerebbe pure incontinentemente addosso…

Ecco. Detto questo, concludo. Poiché l’azione penale sarebbe obbligatoria e anche per Coletta (art. 132 Cost.: Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale ed a tal fine avvia le indagini quando ha notizia di un reato), dopo avere pubblicato questo mio intervento ex art. 21 della Costituzione, avrò cura di inviarlo a Curreli perché – anche se non presentato in termini formali e rituali (il rito è però parola massonica e sconveniente, credo) – Ser Claudio inizi a indagare su 60 anni di corporazione giornalistica, i cui rappresentanti pubblici favoriscono lo sfruttamento del lavoro negriero e schiavile ai danni di chi si consuma per i giornali, in questo caso della provincia di Sarcofago City.

Una realtà di mondo alla rovescia, questa, che fa rovesciare lo stomaco come accade non di rado e pericolosissimamente ai cani di grossa taglia.

Ora lo capite o no, geni della legalità del Terzo Piano, perché io, che giornalista sono e resto a prescindere dall’essere o meno iscritto alla confraternita dei gazzettieri, ho dichiarato di non voler restare sotto l’immonda pressione politica dei capi del tempio di Vicolo dei Malespini 1? O devo mapparvi tutte le Istorie fiorentine dei novi e contemporanei Machiavelli con dovizia di particolari e – secondo il mio modo di fare giornalismo – con documenti autentici e fonti alla mano? Anche se un tempo ho scritto per 18 anni di sporT, oggi sono costretto a scrivere solo di sporC.

Tollerano, i caporali dell’OdG, contro i “liberi professionisti” alla fame, violenze che giungono fino allo sconcio giuridico dello jus variandi (= diritto di metterlo fra le chiappe agli sfruttandi). È questo il giornalismo montanelliano sano e santo a cui si appellano Bartoli, Marchini, Curreli e Grieco?

Raccontare – come Machiavelli secondo Foscolo – di che lacrime grondi e di che sangue lo scettro dei regnatori (le procure alla Coletta, i giornalisti in salsa ordinistica, gli avvocati culilingui, i Vpo senza faccia, i medici al soldo dei vaccinatori, gli psichiatri che certificano stati di disturbo psico-mentale a semplice richiesta dell’interessato, e quant’altro…) e poi finire in tritacarne di violazioni d’ogni tipo per quasi un lustro perché si deve chinare la testa e basta, questo è democrazia e legalità secondo il G8 del Terzo Piano di Pistoia?

Ma allora, gente, non lo avete capito che io… disobbedisco e scrivo!

Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

* Democratica Pars, Pd. Il resto delle chiacchiere maccheroniche o ve lo fate tradurre da chi sa o imparate il latino!

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