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dittatura dei pm. LECCETO, ECCO COM’È RIDOTTA UNA PROPRIETÀ DOPO ANNI DI VERO STALKING DA PARTE DEI PROPRIETARI DEI FONDI SERVENTI PROTETTI DA COMUNE DI QUARRATA E PROCURA DELLE «PROSSIMITÀ SOCIALI»

Chissà come sarebbero felici i sostituti tutto-legge quali Claudio Curreli e Giuseppe Grieco se, proprietari dei beni di Via di Lecceto 10-12-16, vedessero la loro terra ridotta come nelle foto perché fra il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e due vecchietti crea[cat]tivi, in possesso (non proprietà) dei terreni confinanti, impedissero a chiunque di sostare sul luogo con catene, falsi parcheggi e passi carrabili comprati dagli stessi uffici tecnici comunali… 


Un tempo furono 25 piante di olivo. 1

Un tempo furono 25 piante di olivo. 2

 

Un tempo furono 25 piante di olivo. 3

 

Un tempo furono 25 piante di olivo. 4

 Sono certo che quando mio cugino vedrà queste piante di olivo rese moribonde dalle regole di buon vicinato adottate da Romolo Perrozzi, Mara Alberti, Margherita Ferri e Sergio Luciano Giuseppe Meoni (gli ultimi tre solo possessori dei fondi serventi di questa proprietà, ma con contratti nulli in radice che hanno ottenuto il condono, dopo gli atti delle compravendita, in maniera fraudolenta dal compiacente geometra Franco Fabbri – anche se la mafia delle «autorità costituite» non vuole riconoscerlo); sono certo che mio cugino, che cura le sue piante d’olivo e le loro formelle come dei figli, inizierà a bestemmiare. E a buon diritto.


Dal 1995 e, successivamente, ancor più dal 2008, Perrozzi e compagnia ne hanno fatte di tutti i colori. E non dico altro perché tutti, ma tutti tutti, perfino a Roma e a Genova, all’Antimafia, al Csm, al Ministero, sono al corrente di questo «augusto merdaio» tenuto in piedi dall’onorevole inefficiente procura della repubblica di Coletta, non l’uomo che parlava ai cavalli, ma quello che non voleva parlare della sorella del procuratore aggiunto i Firenze Luca Turco. Il «figlio d’arte», come lo definì Massimo Donati del Tirreno, ma unicamente di quella di favorire sempre e solo le sue «prossimità sociali».

 

 In questo caso siamo su una collina catalogata Ec 2 (seminativo-arboricolo) con tutti i vincoli di tutti i tipi e in cui esistono molti fondi interclusi serviti da fondi serventi che, proprio in quanto tali, sono gravati di obblighi d’ogni tipo nei confronti delle interclusioni.

Ma il Comune di Quarrata, retto da sindaci stupidi, superficiali, inintelligenti, impreparati, ruffiani e magioni, ha sempre fatto finta di non vedere il mercimonio delle licenze e dei permessi dispensati – credo – a compenso da dipendenti comunali infedeli, del tutto simili a magistrati come il famoso Terraperta-scout che iniziò la carriera nascondendo i fascicoli di Padre Fedele Bisceglia.


Un tempo furono 25 piante di olivo. 6
Un tempo furono 25 piante di olivo. 7
Un tempo furono 25 piante di olivo. 7
Un tempo furono 25 piante di olivo. 8

Se a tutto questo si aggiunge l’assoluta impreparazione tecnico giuridica di carattere pubblicistico da parte di Giuseppe Grieco o della sostituta Serranti che, pur provenendo dall’Agenzia delle Entrate, non distingue un contribuente da un fornitore, e salva il popò dell’Okkióne-ganascia Mazzanti, si capisce perché quello che diceva Leonardo Sciascia dei siciliani può essere tranquillamente versato (preferibilmente bollente come l’olio che veniva gettato giù dalle mura dei castelli nel medioevo) sulle «autorità costituite» di questa provincia-anus mundi: Pistoia «è irredimibile, ma […] bisogna continuare a lottare, a pensare e ad agire, come se non lo fosse».


Ed è questa, cara Gip Martucci, la fede, che mi guida, anche se ormai vecchio, a contrastare con tutte le forze rimàstemi, la dittatura dei suoi cari colleghi Pm e sostituti; facendo come quel povero Solone che, ottantenne, ogni mattina andava nell’agorà armato in tutto punto a ripetere ai suoi concittadini, sordi e/o idioti (oppure collusi): «Attenti a Pisistrato, perché si sta impossessando della città di Atene e delle vostre vite!».

Io lo faccio. E lo affermo qui, ancora una volta, usando le parole di Solone stesso, che «mi sento più saggio di quelli che non capiscono quanto si sta compiendo, e più coraggioso di quelli che, pur capendo, hanno paura di opporsi alla tirannide» – dei Pm, aggiungo io.

Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

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E di fare i giornalisti se, come me, lo sono...

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