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dittatura dei pm. NON BASTANO BORRACCIA E ZAINETTO PER FARE DI CURRELI L’UOM PERFETTO

Come ho sempre detto, e qui continuo a ripetere (e nello stile comico, che mi sembra il più adatto a questa sorta di Inferno dantesco), «censeo pistoriensem procuram arandam esse superque eam salem grossum inseminandum ad quintalia seu tonnellatas»… E fàtele le indagini in procura! Non commissionàtele “a misura” alla polizia giudiziaria perché risponda come voi volete che vi sia risposto

 

A volte ci si mettono pure i "Lichtspiele"...

COME IL MONACO L’ABITO NON FA

NEMMEN LA TOGA IL FALSO SANERÀ

 

L’hanno a noja, i pistojesi, quando gli tocco le loro sante istituzioni. Rizzano la codina inviperita come tanti scorpioncelli velenosi, perché le «autorità costituite» non vanno toccate.

Possono tirarle fuori, ma solo per l’adorazione dei Màgi, dal tabernacolo dell’altar maggiore del tribunale solo certi Gip e certi Gup.

E quando lo fanno – non di rado su suggerimento e pressione di Pm e sostituti –, toccano quel ciborio non direttamente con le mani, ma con le sacre bende di lino, perché la materia divina delle elucubrazioni dei Pm non sii contaminata & polluta dalla sostanza organica umana, che caratterizza la nobilis urbs del Vanni Fucci, lì rintanato ne’ cantucci.


La sparata mattutina sul Curreli e lo zainetto, sulla cara sua faccina da bambin schifiltosetto, ha ragion d’esser, ché muffa si respira al Terzo Piano, dove incompetenza e truffa usan prendersi per mano… (versetti tratti dal Deuteronòmio o nuova legge a misura dei Pm e sostituti in PT).

Vi piacerebbe, Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini, giornalisti della falsità dell’ordine dei gazzettieri di ispirazione dem, saper scrivere e prendere per il culo come chi vi sta mettendo alla berlina a imitazione di un Giuseppe Giusti antiaustriaco in Sant’Ambrogio da Milano, eh? E allora prendete, invece di denunciare e calunniare chi non vi segue, come Linea Libera, nel vostro emetico atteggiamento di bacio della pantofola!

In esplicito – perché è l’ora di farla finita con questa massa di cacca che opprime la città e la sua «gente comune» – Quel gran genio del Curreli, Lui saprebbe cosa fare, Lui saprebbe come aggiustare, Con un cacciavite in mano, le sentenze: fa miracoli.

Parodia di Lucio Battisti. Curreli i miracoli li fa davvero, ispirato com’è dal suo cattolicesimo fondato sui valori del cristianesimo di facciata scout-agescico impregnato di legalitarismo e pacifismo terrapertista.

Ha sempre saputo come fare, il Curreli, ad aggiustare le imputazioni, i rinvii a giudizio, le persecuzioni giudiziarie, le pressioni sui giudici in aula onde ottenere condanne per persegui[ta]re chi vuole e salvare chi gli pare.


La sua giustizia è quella del giustiziere che monta i Vpo “a panna” come l’avvocato Massimiliano Tesi, e li lancia in aula facendogli dichiarare che le nostre denunce contro la procura di Pistoia, scaricate a decine a Genova (dove tutto viene archiviato non inverosimilmente per le «prossimità sociali» che vi sono fra le due città: quella che ha scoperto l’Amerika e quella che ha rubato in Duomo); che le nostre denunce sono strumentali e opposte ai giustizieri della giustizia solo per sfuggire alle «sgrinfie del giudice naturale». Ma Curreli non è un giudice naturale: con le sue mille attività in rotta di collisione con tutto e tutti è – scriverebbe Gabriel García Márquez – un desalmado, uno "snaturato" come la famosa nonna della Candida Eréndira.

E con il processo contro Linea Libera, il sequestro della stessa testata e il puttanaio che ha generato per “bugliare la polenta” nel paiolo affinché non s’appallasse, il signor Claudio – sostituto, scout, magistrato incompatibile a Pistoia con la molie, ma protetto dal Csm, parola doppia di Barbarisi – ha dato veramente er mejo de sé.

Solo che, pigia-pigia insisti-insisti, i suoi cadaveri (iniziati con la turpe storia di Padre Fedele Bisceglia e più o meno mai cessati) stanno venendo in superficie: perché il tempo fa le Terme di Caracalla, dove di tutto alla fin ci viene galla.

Per favorire il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e le sue «prossimità sociali» in Comune e fuori; per ignorare le vergogne corruttorie del Comune di Quarrata; per dare retta ai due politically deficients (Benesperi-Ciottoli) del Comune di Agliana; per salvare da morte annunciata (ancora Márqez…) il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti e la sua problematica assai consorte, Milva Maria Cappellini, che si impersonifica in Maria Dorella assetata di vendetta nelle sue Ferite, oppure nella Blimunda, scrittrice delle Cronache (sputtanatorie) di Agrùmia: per tutto questo e molto altro ancora, Curreli, lo scout che lavora per gli ingressi dei clandestini sul suolo d’Italia, e che si incorona qual nobilissimo campione di giornalismo montanelliano insieme al suo distratto e offensivo collega Giuseppe Grieco, ha ammassato – in quella “discarica di capi d’imputazione” che ha messo insieme a elaboratissimo, ma rozzo, “pène di segugio” – un sacco di falsi documenti e di dichiarazioni false, che ora emergono, recitate a «rosario mariano» (tutti i pippi in fila, l'uno dopo l'altro) e senza pietà.

Correggiamo: articolo 358 codice di procedura penale, cpp

Per fare tanta plin-plin purificatoria, ce n’ha, Claudio, da bere d’acqua Rocchetta e/o Lete, fresca, dalla sua borraccina, simile a un biberon a causa dei giochi di luce (Lichtspiele); una bottiglina riposta con cura nella taschia dello zainetto immortalato dalla Tv Libera del suo amicone don Luigi Egidio Manone, il Bardelli.

Tutto quello che Curreli voleva dare a bere al popolo, finirà con l’andargli di traverso, perché (e qui c’è la responsabilità di tutta la dittatura del Terzo Piano di Pistoia), a questo punto, anche come Comitato Perseguitati e Vittime del Tribunale di Pistoia, vogliamo chiarezza per mostrare, e sbandierare ai quattro venti, la sequenza dei falsi (documentali, testimoniali, calunniosi, delinquenziali) che Curreli ha saputo appiccicar con lo sputo dal tempo del maxi-processo politico contro la verità, fino alle ultime falsificazioni del reale a favore dei suoi compari & protetti.

Pistoia non-nobile e non-approssimata sociale è stanca. Stanca di vedere i giudici d’aula messi sotto pressione perché Claudio, il pianta-mori di Caponnetto, l’esaltatore degli alberi di Falcone, l’antesignano della pace nel mondo, il messia delle prostitute sulle rotonde di Agliana, con i confratelli pretende di aver comunque ragione e di governare la muffa puzzolente appenicillinata di Sarcofago City.

Anche i servi si stancano di dover andare continuamente in aula a giustificarsi delle cose che hanno scritto e che sono sempre vere, verificate e controllate perfino nel loro Dna, cosa che non accade a tutti in procura.



Siamo stanchi anche noi, giornalisti massacrati, in quanto troppo veri, da chi vuole nascondere la realtà. Stanchi di sentirci rispondere continuamente che il Curreli e i suoi colleghi non sbagliano mai per definizione e che «tutto va ben, madama la marchesa»: quando poi il capo-treno, quel Tom Col che non voleva intercettare la sorella del suo superiore Luca Turco, va dal Bardello al Canto al Balì, e confessa che almeno il 26 % delle indagini dei suoi alabardieri è una pajata come quella dell’Olimpià del Marchese del Grillo (= «merda», poi prontamente smentita in aula), allora... c'è del marcio in Danimarca.

A cominciare dalla punta d’iceberg Curreli-e-moglie, in posizione illecita e protetta (ripeto: teste Barbarisi, due volte), è l’ora di vederci chiaro. Quattro quinti di ciò che costui ha copia-incollato nei suoi nembostrati-cumuliformi di indagine, sono frutto di minchiate e falsazioni depistanti. Idem valga per il Resto del Casino di Pistoia.


Il sale potrebbe essere un'utile cura antisettifca

Come ho sempre detto, e qui continuo a ripetere (e nello stile comico che mi sembra il più adatto a questa sorta di Inferno dantesco), censeo pistoriensem procuram arandam esse superque eam salem grossum inseminandum ad quintalia seu tonnellatas.

Questo latino maccheronico lo capisce anche l’avvocata Elena Giunti, pur se digiuna della lingua di Ci[n]cerone l’Arpinate ciociaro con gli zoccoli.

Sale, NaCl, cloruro di sodio. Di quello grosso, perché, per almeno un millennio, certi difensori della sorella di Mattarella, la Costituzione de Benigni a Sanremo, possa almeno cercare di sopravvivere senza dover asfissiare per il gas nervino che i dittatori ci propinano, a mo’ di Zyklon B, in nome della legalità e dell’educazione del popolo all’obbedienza cieca.

Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

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