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dittatura dei pm. «NON, JE NE SUIS PAS CATHERINE DENEUVE… JE SUIS UN PROCUREUR DE JUSTICE»

Ricalco le parole di Coletta a Donati. «E un procuratore di giustizia deve essere guidato da un paio di criteri ispiratori. Il primo è la condivisione. Per me è fondamentale avere una interlocuzione con i colleghi sostituti, con il personale amministrativo, con la polizia giudiziaria nella conduzione delle indagini e con l’avvocatura, quella istituzionale dell’Ordine e quella associativa della Camera penale»


Poi Massimo Donati gli fece dire anche: «Al procuratore si chiede di prendere decisioni, di mettere delle firme, di assumere provvedimenti: guai se ciò farò senza aver sentito prima tutte le voci che hanno diritto di proporre, di interloquire nella trattazione dei singoli affari».


Et ici tomba l’âne. Le Procureur de Justice à la Ville de Moule (= Città della Muffa) n’a rien fait. Rien de ce qu’il avait promis ou juré publiquement au journaliste inscrit à l’Ordre des Menteurs chère aux présidents Bartoli et Marchini. Alors ce Tom Col..., ce “fils de l’art”, n’est pas un menteur?

Oppure nell’UE bisogna scrivere così: And here fell the donkey. The Mold Town Attorney General did nothing. Nothing of what he had publicly promised or sworn to the journalist registered with the Order of Liars dear to Presidents Bartoli and Marchini. So this Tom Col..., this “son of art”, is not a liar?

Ad Atene invece: Και εδώ έπεσε ο γάιδαρος. Ο Γενικός Εισαγγελέας της Mουχλιασμένης Πόλης δεν έκανε τίποτα. Τίποτα από αυτά που είχε υποσχεθεί ή ορκιστεί δημόσια στον δημοσιογράφο που είναι εγγεγραμμένος στο Τάγμα των Ψεύτων, αγαπητό στους Προέδρους Bάρτολι και Mαρχίνι. Αυτός ο Toμ Koλ..., αυτός ο γιος της τέχνης, δεν είναι ψεύτης; (pronuncia: Kai edó épese o gáidaros. O Genikós Eisangeléas tis Mucliasmènis Pòlis den ékane típota. Típota apó aftá pou íche yposchethí í orkistí dimósia ston dimosiográfo pou íne engegramménos sto Tágma ton Pséfton, agapitó stous Proédrous Bartoli ke Marchini. Aftós o Tom Col..., aftós o “gíos tis téchnis”, den íne pséftis?). Notarella: Il greco moderno ci sta, qui, come la Costituzione (artt. 3, 54 etc.) e il 358 cpp inservibile a Pistoia, nonostante le "taidàte" (vedi Taide, sotto) della Camera Penale pistoiese a Tvl da don Manone al Canto al Balì...


LA CONDIVISIONE « Prendete, e mangiatene tutti…»


Ecco alcuni esempi di condivisione inclusiva adottati direttamente dal nostro Procureur de Justice per facilitare vita e rapporti al Terzo Piano:


  1. In tutto l’orbe terraqueo per ottenere un 335 (certificato di iscrizione nel registro indagati) basta presentare una richiesta scritta all’ufficio apposito. Per Coletta no. Lui esige la presentazione della richiesta di persona personalmente (stile Catarella del Commisario Montalbano di Camilleri) e considera irituale l’uso della Pec. Non ne vuole sapere. A Curreli, però, ha permesso di accettare due Pec dell’avvocata Giovanna Madera che, per difendere il povero ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, e farmi passare da stalker, scrisse a mezza procura, cancellieri e segretari compresi. Complimenti alla terzietà, all'imparzialità e all'indipendenza dei magistrati!

  2. In tutto l’orbe terraqueo gli avvocati possono accedere liberamente alla Procura. Da Coletta no. Lui esige la fissazione dell’appuntamento. È rimasto ai tempi dei Vax-No Vax, di Robertino Speranza e delle vaccinazioni (veleni ai cittadini e fisiologiche a chi non doveva morire...).

  3. In tutto l’orbe terraqueo – procura di Genova compresa, che sovrintende alle magagne e ai malestri dei magistrati di Pistoia, peraltro sempre scriminati 1000 volte su 100 – quando un sostituto chiede l’archiviazione di una pratica, l’interessato (parte offesa) viene avvisato della richiesta e gli si concedono alcuni giorni (a Genova addirittura 30; a Pistoia, bra cino-corto, solo 20) per l’esame dell’intero fascicolo e l’estrazione di copia.

  4. Da Coletta no. Lui te lo fa vedere, il fascicolo, ma con una circolare che è, in metafora, un crachat dans l’oeil de Dieu (in latino, per l’avvocata Elena Giunti, in Dei oculum sputamen, questo lo capisce anche il Gatto; quello di Montecatini fatto arrestare in mezzo al mare della Calabria dal – se non erro – De Gaudio), ti vieta e ti nega di poter fare delle fotocopie per potertele studiare a casa. Così viola alla luce del sole l’art. 24, comma 7 della legge 241/90. Perfino i suoi superiori penali di Genova rilasciano le copie, indicando la cifra da pagare per esse: ma evidentemente il “figlio d’arte” è più bravo di loro, più intelligente, più inclusivo, più condividente e – come scrisse per giustificare questa sua prevaricazione a suon di circolare – più aperto alla “valorizzazione della legge 241”.

Venite, adoremus!

Ridiamoci su. Ludovico Ariosto commenterebbe queste bizzarrie allo stesso modo con cui perculò l’idea della verginità dell’Angelica nell’Orlando Furioso, I, 56, 1-2: Forse era ver (che era vergine...), ma non però credibile | a chi del senso suo fosse signore. In altre parole, all'imene integro dell'Angelica ci poteva credere solo chi non ragiona con il cervello acceso. È ovvio che a pensar male si fa peccato, ma ci si picchia pure. Che cosa teme Coletta? Che si vedano certi giochini dei tre bussolotti messi in piedi in procura? Si rinfranchi e rassicuri. Si vedono e si sanno comunque, perché i cosiddetti condivisi da lui (personale amministrativo e di servizio) escono e parlano.


LA CONDIVISIONE « Dulcis in fundo »


E come nel Gioco dell’oca e secondo quanto afferma il giornalista pistoiese Alberto Vivarelli, si torna sempre al punto di partenza, e «alla fine tutto torna». Ovvero si ripicchia il viso conto l’esempio massimo di decisione condivisa da Coletta:


Ma allora non lo vuoi proprio capire, luogotenente Daniele Cappelli, che io la sorella di Luca Turco non la intercetto!



 Chiudo con un’appropriata citazione da Dante, Inferno, XVIII (gli adulatori), 136; dopo la terzina conclusiva di Taide, una famosa prostituta che culilingua il suo ganzo (il drudo):


Taide è, la puttana che rispuose al drudo suo quando disse “Ho io grazie grandi apo te?”: “Anzi maravigliose!”.

E quinci sien le nostre viste sazie.


O, in altri termini, per chi è lento di comprendonio: abbiamo visto anche troppo. Fermiamoci qui.

Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

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