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dittatura dei pm. PISTOJA, TURISMO MORDI E FUGGI: ENTRI IN UFFICIO, TRAFFICHI E DISTRUGGI

Se devo morire in Campo dei Fiori, iniziate almeno a preparare il bronzo per la fusione di una mia statua simile a quella dedicata a Giordano Bruno! Ossia: analisi realistico-spietata delle aberrazioni del “potere deviato” imperante in un borgo asfissiato dal culto farisaico del denaro e delle banche

Dal punto di vista economico i risultati sono molto modesti perché partono da immensi sforzi con più di un quarto di pezzi da rottamare e dopo aver fatto spendere cifre da capogiro al cittadino. Addio al principio di economicità dell’art. 1 Legge n. 241/1990, la più bistrattata, anche da Coletta

La tassa di 5 €, prevista per i mordi-e-fuggi di Venezia, dovrebbe, nella città di Vanni, di Cino, di Scipione dei Ricci e del fondatore di Tvl, essere applicata ferreamente, senza sconti e sùbito per Snow White and the Seven Dwarfs del Terzo Piano, che ogni mattina si presentano nell’androne d’ingresso e oltrepassano gli scanner a gratis.

La procura di Pistoja non fa eccezione: conferma la regola. Tom Col non lavora per i cittadini come aveva promesso al suo arrivo

Anzi. Per loro che salgono a incrementare il sistema-Pistoja (arrivo, do ordini più o meno scompisciati e poi me ne vo dove credo dato che non ho alcun obbligo di orario né altro) la Pistojsh Tax andrebbe decuplicata (non 5, ma 50 €/die) in considerazione del fatto che lorsignori godono di stipendi e appannaggi grazie ai quali due loro giornate “lavorative” corrispondono, in pratica, alla mensilità di un comune cittadino di quelli che appartengono alla categoria dell’uguaglianza (?) di cui all’art. 3 della Costituzione:


  • 1. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

  • 2. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

  • 3. Le condizioni, per quanto sopra, si applicano, di fatto, solo alla classe sociale dei magistrati a partire dai Pm e sostituti (così modificato dalle indecisioni dell’okkupante del Colle e dal protezionismo del CSM e dell’ANM e derivati, anche tossici).


Osservando Pistoja non con gli occhi dei suoi organi di stampa ufficiale “aggreppiata”, ma con l’acume di un Machiavelli redivivo, siamo dinanzi al famoso sistema don Abbondio di Leonardo Sciascia: «Il suo sistema è un sistema di servitù volontaria: non semplicemente accettato, ma scelto e perseguito da una posizione di forza, da una posizione di indipendenza, qual era quella di un prete nella Lombardia spagnola del secolo XVII. Un sistema perfetto, tetragono, inattaccabile».


Il tutto il Terzo Piano del Tribunale (Area 51 o di Coletta) e, in parte, anche altre aree del Secondo Piano, nonché San Mercuriale (certe aule penali e il famoso «settore delle esecuzioni», più propriamente appellabile, con macabra ironia, il braccio della morte de’ pistojesi destinati all’Isveg); tutti questi settori si interconnettono a meraviglia, con la millimetrica precisione delle muraglie Inca, senza lasciare interstizi di sorta.

E Mattarella ci prende in giro: recita alla perfezione la parte del «Bianco Muto». Il suo posto sarebbe a Sanremo con Benigni, la Ferragni e Fedez

Ogni pietra poggia e/o aderisce all’altra, o alle altre, con tale precisione da non lasciare sgrétole; e il sistema è così ben congegnato e unto (sino dal dopoguerra o, almeno, a mia memoria, da quando il capo della procura fu Giuseppe Manchia), che neppure un foglio di carta formato A4, 80 gr/m2, può essere immesso fra le giunture: nemmen per un solo millimetro.


Il sistema-Pistoja è una muraglia (non di tipo montaliano del Meriggiare) che, pur non avendo in cima cocci aguzzi di bottiglia, mentre andiamo nel sole che ci abbaglia, ci fa sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questa città che muore di ipossigenazione pseudo-legalitaristica.


Dall’alfa all’omega non cambia la “bottega”, parola usata per la prima volta da Sant’Agostino vescovo, e rimasta, anche in tedesco, per indicare la farmacia (Apotheke) e in russo (аптека, apteka).


Pistoja, da questo punto di vista, con la sua grande piazzona di micro-città contadina dai massimi depositi bancari (ve la ricordate l’epoca della Cassa di Risparmio di Ivano Paci, per gli amici Mengano?) è simbolo-icona di se stessa.


I tre poteri (CCT: chiesa, comune, tribunale) si affrontano e si minacciano vicendevolmente, per ricordarsi vicendevolmente che la loro forza vicendevolmente è in grado di schiacciare tutti vicendevolmente garantendo vicendevolmente una vicendevole situazione di «equilibratissimo disequilibrio» in grado di controllare la forza distruttiva dell’entropia.


Pistoja, di recente, s’è snaturata, però. Perché quand’essa era fra le città più nero-fasciste d’Italia, di talché, scriverebbe il Curreli, il buon Benito la innalzò alla dignità di provincia (1927-28), sul piazzone da cui parte la via di Santiago, e intorno ad esso, c’erano: a Nord, il Monte dei Paschi e l’Inps; e a pochi metri, a Sud, in via Roma, oltre alla posta fascistona anche il palazzo della Cassa di Risparmio, con appena dietro, in Piazzetta San Leone, la prefettura. Pistoja conteneva, in centro, tutta l’essenza della muraglia Inca a cui accennavo.


Di tutti quei poteri, oggi, uno soltanto resta ancora intatto e invincibile: ed è quello della dittatura dei pm i quali, nel corso dei decenni, dal 1947 ad oggi (la Costituzione ha la mia stessa età), hanno fatto – e continuano imperterriti – a fare la funzione del tarlo che rode la struttura del mobile, si nutre in abbondanza, va avanti senza mai arrestarsi e dietro di sé si lascia la putrida materia digerita e inservibile.


Il tutto – come accennavo – nel silenzio complice degli altri condivisori del sistema-Pistoja, in scaletta così rappresentabile:


  • 1. Politici del Menga (parlamentari, consiglieri regionali, provinciali, comunali) che non osano fiatare perché, loro, hanno stipendi, prebende, indennità, censi e livelli assicurati. E chi glielo fa fare di prendere di petto i Pm frettolosi ed errorosi (26%, dice Coletta) e sostituti che non fanno il loro dovere «con disciplina ed onore»?

  • 2. Prefetti che son qui solo per «tirare le loro quattro paghe per il lesso» e che, se qualcuno si rivolge a loro per indicare un problema, rispondono: «Le avete salite le scale della Procura?». Ma allora, Donna Messina, perché polizia e CC ogni mattina fanno debita relazione al prefetto?

  • 3. Ordini professionali che fanno a gara a ficcare la testa da struzzo (con cervello, evidentemente, da struzzo) sotto la sabbia la capra ha la scabbia. Si distingue, a tal proposito, l’ordine degli avvocati che alberga nello stesso palazzo di giustizia (?) ma, giustamente, a pianoterra; schiacciato da tutto il sopra; un ordine seguìto a ruota dalla sua inutile emanazione, la cosiddetta Camera Penale (da pena che fa in quanto auto-castrata per senso dell’ossequio dinanzi a Tom Col).

  • 4. Strutture sanitarie, quelle stesse da cui l’inventore di Tvl, ieri compianto da tutti, si faceva rimborsare trattamenti sanitari dichiarati per eseguiti su persone morte. E invece di versare lacrime, giornalisti dell’albo del Menga, perché non intervistate Giampaolo Pagliai? Io l’ho sentito, nella stessa aula di Gaspari, parlare, sotto giuramento, proprio di queste cose senza smentita.

  • 5.  Ect. etc. etc.


Ogni mattina Pistoja si alza e la dittatura dei pm inizia il suo turismo mordi e fuggi. Perché? Perché gente come Curreli (vergognosamente fuori regola sotto il profilo della «disciplina ed onore» di cui all’art 54 della Costituzione), con sua moglie (che non è compatibile nello stesso tribunale insieme a lui, ma, come certifica Barbarisi, «a Roma va bene così»), o Coletta (promosso Pm capo a Pistoia anche se lui non intercettava i parenti dei suoi superiori e amici) e così via: ogni mattina Pistoja, dicevo, si alza con loro che ordinano, comandano e vogliono (alla polizia giudiziaria) che le indagini vengano fatte come Marchesa comanda. E chi non obbedisce fa la fine riservata al luogotenente Sandro Mancini, vero effeèffe Grieco?

Giustizia pistojese. Curreli dà ordini per la «lettera scarlatta». Non ha mai fatto indagini e ignora beatamente che la copia forense del mio cellulare, da lui sequestrato, lo inchioda in croce. Lui era a un campo-scout? Intanto ha suggestionato e tratto in inganno la giudice Daniela Bizzarri, che si è piegata al “dominus et deus, Ceccus Tonius et meus”

Poi, mentre i tarli continuano a rodere (e non si sa né dove né come) e a lasciare i propri residui organici mal digeriti dietro di sé, nessuno di loro (se non in casi rarissimi: come in un paio a me riferibili: maxiprocesso Gaspari del Menga, e sequestri di stampa libera e legale); nessuno di loro si presenta in aula. Si vergognano, forse?


In aula costoro ci mandano i loro sciaguratissimi servi-Vpo dopo avergli impartito ordini perentori sulle «lettere scarlatte» e altre loro ammirevoli sciocchezze trombonescamente definite indagini.

Non lo fo per piacer mio, ma per compiacere a Dio!

Alcuni di questi Vpo-viceprocuratori onorari (?) – pure incompatibili ad essere trattati dai loro stessi mandanti perché, per anni, come il mai-comandante Nesti di Agliana, Vpo per un quadriennio!) – vengono difesi a spada tratta da altri Vpo servi di Pm e sostituti che non hanno nemmeno la faccia di scendere in aula a difendere il loro disgustoso e preoccupante 26% di errori, confezionato (perché così loro fanno) senza aver mai rispettato l’art. 358 cpp; e con l’arroganza di non sbagliare mai perché loro sono loro e noi, comuni mortali, non siamo un cazzo.


Se ho sbagliato l’analisi ex art. 21 Cost., correggetela, Salomoni del Muro del Pianto.


Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

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Abusando del vostro incontrollabile potere avete sequestrato un quotidiano che era in regola con i princìpi della Costituzione e con le leggi dello stato.

QUESTO HA UN NOME: DITTATURA

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