«Babbo, ma quant’è lontana l’Amerika?». «Zitto, Curreli, e nuota!». Detto per parodiare la famosa barzelletta di Pierino naufrago col padre in mezzo all’Atlantico in tempesta…
Dai catto-democratici ci salvi Iddio dei cieli: son nobili e simpatici; son geni alla Curreli. Son degli aristocratici, che il popolo aman tanto, da far giochi acrobatici di prestigioso incanto.
E fan spuntàr le indagini, siccome voglion loro. Ti dàn di vacche immagini e dìcon: «Son di toro!». Scompiglian le compagini de’ nobili avvocati, tutti Dèi di farràgini, coperti e appecorati.
I quali, poi, son àbili a mescolar le carte pur su temi improbabili tipo «C’è vita a Marte?». Santi eroi inoppugabili, decidon tutt’intorno chi siano quei salvabili e chi ha da andare in forno.
Ritengon per sé agibile, troncar l’ossa di quanti danno prova inflessibile co’ guai dei Ser Furfanti. Gonfi qual dirigibile, son macchine dell’aria, che sgàncian, cosa orribile!, cacate sopra i paria...
Per avere chiesto alla procura di Pistoia di guardar bene dentro a condoni, a permessi e a concessioni edilizie, tutta roba anomala, rilasciata dagli uffici tecnici corrotti del Comune di Quarrata (geometra Franco Fabbri, architetta Nadia Bellomo, tecnici vari e di vari uffici di cui, in passato, vi ho fatto, a chiare lettere, nomi e cognomi), al momento in cui ho toccato l’occhio pollino del dito mignolo del piede destro del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi (che, a questo punto e dato il silenzio colpevole di Curreli & C., ha tutta l’aria di essere, oltre che un blindato dal Comune, anche un protetto e un favorito dalla procura stessa);...
sul nome del Perrozzi, dicevo, sono scattati reati inesistenti come lo stalking giornalistico, la violenza privata, le molestie, la diffamazione; ed è stato escluso soltanto (ma solo perché non era sostenibile) lo «strappo dei peli dal naso» al non-dottore; il quale, peraltro, con l’avanzar del tempo è risultato – a Curré’ ce dispiace, ma la verità è qquesta – che, quanto a regolarità edilizie, aveva più corna d’un corbello di lumache.
«Babbo, ma quant’è lontana l’Amerika?». «Zitto, Curreli, e nuota!». Detto per parodiare la famosa barzelletta di Pierino naufrago col padre in mezzo all’Atlantico in tempesta.
Vista sotto questo profilo, la vicenda grazie alla quale il Claudio nazionale, distintosi per aver fatto condannare un cappuccino (poi assolto in Cassazione) nascondendo un intero fascicolo a suo discarico, non ha molti aspetti differenti dalla questione del concittadino di Claudio, il povero Zuncheddu: 33 anni in galera per nulla, con indagini fatte da un magistrato più che collega di Curreli, quasi quasi suo gemello siamese.
Ma pagherà il popolo italiano. Un popolo sovrano, come tanti sovrani, coglione perché fatto di culilingui i quali, pur dinanzi all’evidenza di malagistizia malafedosa (se uno continua a sbagliare per trent’anni o è un demente o è in malafede, fate voi…), quando vede un magistrato di tal fatta, se non fosse una pecora in un gregge di pecore, tirerebbe subito fuori la «santa ragione», il famoso randello dei mariti siculi che serve, appunto, a bacchettare le mogli «di santa ragione». I mariti non lo sanno, ma le mogli sì, perché.
Nell’invasata persecuzione in cui mi hanno trascinato per difendere qualche stronzo loro «prossimo sociale», ripeto:
1. il Comune di Quarrata con quei deficienti del sindaco Mazzanti e dell’assessore ai lavori pubblici Gabriele Romiti; del falsario fu comandante Bai; del falso testimone in aula Iuri Gelli, ma cognato del senatore Pd Dario Parrini; del maresciallo Salvatore Maricchiolo e degli uffici tecnici neghittosi e corrotti etc. etc. etc., tutti «prossimi sociali» fra loro;
2. il sostituto Claudio Curreli e, in séguito, e per altri motivi, tutti i colleghi del suo ufficio a partire da un inaffidabile, in ipotesi, Coletta, sostentitore di fatto delle «prossimità sociali»;
3. la polizia giudiziaria dei carabinieri (in ispecie la razza appellata Panarello, di cui uno furtato dell’ombrello);
4. e altri personaggetti tutti monitorati e pizzicati su fatti, atti e documenti, di cui lo scout Claudio non volle tener conto e non fe’ tener conto a certi «pretores peregrini» quali Luca Gaspari, Alessandro Azzaroli, Alessandro Buzzegoli, Daniela Bizzarri – salvo se altri: che Dio li abbia in gloria – e poi i relativi Vpo, o vice procuratori onorari, mandati dai mandanti a rompersi le ossa contro gli scogli delle sirene in aula, onde evitare figure alla Emilio Fede… la mia fortuna è stata questa: che non avevo un fucile (mai avuto nessun’arma: l’unica mia arma è lo scrivere, cosa che in procura ignorano ad abundantiam).
Perché, se lo avessi avuto, secondo il costume della sua Sardinia Felix, forse Curreli avrebbe fatto di tutto (come fece con Padre Fedele Bisceglia) per farmi accusare di tentato omicidio del Perrozzi, con destinazione carcere di massima sicurezza. Amen.
Pensate questo, della giustizia di Pistoia. Un non-dottore che si fregia di un titolo (Dott.) che non ha; un titolo acquisito/acquistato da un’università della carta igienica tipo Svizzera, scorrazza beato e impunito perché rispettato quale «optimus civis paterque familias»; mentre un vero dottore, docente dalla media all’università; giornalista pubblicista dal 1967; giornalista professionista dall’ottobre 1995, in odore di abuso di professione e stampa clandestina perché a Claudio, il magistrato blindato dal Csm (vedi le dichiarazioni scritte del presidente Maurizio Barbarisi), si permette di fare “quel che cazzo vuole”, per citare Elio del Conto Arancio.
Io non sono molto commosso di tutto questo progressistico terzo millennio. Né tanto d’accordo. Perciò «disobbedisco e scrivo» ribadendo:
1. la procura di Pistoia andrebbe rasa al suolo e cosparsa di sale dinanzi alle bestialità di cui sono stato fatto segno io e non solo. Ed è per questo che è nato il «Comitato Perseguitati e Vittime del Tribunale di Pistoia»: un vero medaglione di pollo (magari alla paprika e olive nere) al valore per la giustizia locale;
2. Claudio Curreli andrebbe diviso dalla moglie e spedito all’ufficio postale di Bacu Abis, in quel di Carbonia, a smistare le raccomandate, perché – a mio libero giudizio di cui all’art. 21 della Costituzione – disonora la Costituzione stessa e la giustizia, ma soprattutto oltraggia il “popolo sovrano” cui intende, irragionevolmente, dare lezioni di morale ed etica della legalità, ma per primo non si assoggetta alla legge;
3. Tommaso Coletta andrebbe sospeso – in via cautelare, per periculum in mora di reiterazione del reato di protezione di sue «prossimità sociali» come nel caso della Lucia Turco, sorella di Luca Turco. Altro che mandarlo promosso a Pistoia a fare danni, valorizzando la funzione dell’arancio ammuffito col periculum di fare ammuffire anche gli altri a catena. Non vi pare?
Altri personaggi li tralascio, almeno per il momento. Ma una domanda me la pongo e la pongo a tutti i pistoiesi bombardati di cacca giudiziaria senza sosta da certi dirigibili muti come mafiosi. Pistoiesi che non solo ricevono cacca dal cielo, ma se ne riempiono, per paura delle «autorità costituite», pure le culotte nonché i pantaloni. Ed ecco la domanda.
Per quale motivo cento miei articoli contro il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi sarebbero prova certa di stalking giornalistico (tesi da vero pène di segugio); mentre 200 articoli, dello stesso tenore e con le stesse espressioni satirico-umoristico-sferzanti contro Claudio, i suoi colleghi, la sua signora consorte, non suscitano il medesimo sdegno negli interessati e non fanno partire una altrettale crociata punitiva nelle auguste menti del Terzo Piano della discutibile procura di Pistoia?
A mio modesto avviso di stalker, autore di violenze private, non-giornalista (perché scomodissimo), stampatore clandestino, disobbediente civile, ma sicuramente non fascista perché non intendo vendere il mio cervello alle idee della Gip Martucci sull’indiscutibilità delle «autorità costituite»; e seguendo, inoltre, il famoso assunto del filosofo Parmenide (che non è quello che inventò il Parmigiano Reggiano, come potrebbero credere in procura), io sono convinto che la stessa cosa non può essere se stessa e il contrario di sé.
Laonde (che significa PQM, PTM, per cui, in virtù di questo, in conseguenza di questo, in dipendenza di ciò, per via di questo e mille altre cruscate/semolate possibili e immaginabili), se mezzo tribunale di Pistoia non ha «nichts zu sagen», niente da dire, sui miei articoli, per quale motivo Coletta-Curreli-Grieco e tutti gli altri in fila, si sono scalmanati tanto per farmi condannare da Gaspari (gli hanno fatto forse pressione per «prossimità sociale»?), mentre per quanto li riguarda direttamente attraverso i miei scritti, risultano essere flemmatici e composti come dei lord inglesi che, dinanzi a re Carlo III, si sono pisciati nei calzoni, ma fanno finta di essere asciutti come il sederino d’oro dell’antica pubblicità della Lines? A voi lettori non sembra illogico come certe loro elucubrazioni accusatorie senza sostanza?
Convertitevi, gente della procura delle nebbie! Adopero il grido sdegnoso di San Giovanni Paolo. Verrà il giudizio divino e dovrete rendere conto come per il povero sardo che s’è fatto 33 anni di cacca per colpa di qualcuno appartenente alla stessa vostra categoria sociale!
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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Cara procura
delle «prossimità sociali», il danno che ci stai facendo con la tua censura della libera stampa e il giornale sequestrato, anche se ti sei fatta fare una decisione ad hoc dalle Idi De Marzo, è indicativa del fatto che la repubblica è, in buona sostanza, una dittatura democratica da sopraffattori impuniti, altro che alberini di Falcone e Caponnetto!
E non sarebbe giusto farlo pagare, tutto questo danno, a tutti i cervelloni che a Pistoia sbagliano soltanto (!!!) il 26% del loro lavoro?
Sai che stragi negli ospedali, se i chirurghi sbagliassero al 26% delle operazioni? Eppure nessuno vi tocca. Laonde, se non vi toccano, non c’è da pensare che davvero siate quei dittatori di cui si dice che siete?
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