Nel Purgatorio, tra gli esempi di superbia punita, ecco la scena truculenta di Tamiri, la regina degli Sciti, che uccise Ciro re di Persia per vendicare il proprio figlio. Ne mise il capo mozzo in un otre pieno di sangue e pronunciò la frase adatta all’uomo che era sempre stato assetato di sangue: «Sangue sitisti, e io di sangue t’empio» (Purgatorio XII, 57)
Cosa sia l’Italia che c’è toccata da vivere, ce lo racconta, in questi frenetici giorni, la vicenda di quell’ignorante (scolasticamente parlando) della Serena Bortone e di quel presuntuoso dello scrittore di romanzi storici, pompato dalla sinistra, di Antonio Scurati.
Idda ignorante quando, parlando del romanzo storico del Manzoni, disse che tutti conoscevano «quel ramo del lago di Garda», che in realtà era il lago di Como; Iddu, che si sente oggetto di discriminazione, alla quale (e gliene do il pieno diritto costituzionale) non vuole soggiacere: anche se pare che per la questione, più che antifascismo si sia trattato di pochi dindi, troppo pochi per un genio qual è.
Saviano, suo più o meno concittadino, si scalmana come uno scorpione irritato e strilla che l’Italia è in mano ai fascisti. Ma quali, di preciso? Quelli della Meloni, che s’è fatta matura al punto giusto e dolce tanto, con la sinistra, da poter essere mangiata col prosciutto rosso? Più che altro tutto il bordello degli scontri sa più di Allegre comari di Windsor che di vera incompatibilità di culture. Infatti mangiano e ruttano generosamente tutti insieme alle nostre spalle torchiate. Riprendo: quelli della Meloni o quelli della sinistra progressista favorevole ai negrieri del terzo millennio?
Che direbbero, appunto, questi due «giganti di Lilliput», se Snow White and the Seven Dwarfs del Terzo Piano del tribunale di Pistoia gli avessero sequestrato un giornale – com’è accaduto a noi con Linea Libera in piena regola sotto ogni punto di vista – e se li avessero additati come pubblici delinquenti pericolosi per la gente e per la Costituzione? Imbraccerebbero un mitra e farebbero volare i droni sul palazzaccio delle falsità?
Come avrebbero definito, sia Saviano che Scurati, le menti luminose di Coletta e dei suoi armigeri ad soffocandum? Ve lo immaginate?
Il Pm capo di Pistoia, che non ha amicizie (o meglio «prossimità sociali»: e quel pretone di Bardelli ci crede pure, al Canto al Balì…), ma che non intercetta la Lucia Turco, sirocchia di Luca Turco, Pm aggiunto di Firenze (due cugini della Cecilia, la regina del Foro pistoiese); e un Claudio Curreli che, si scopre, è ben protetto e tollerato dal Csm (Consiglio Superiore della Magistratura o Catastrofe Senza Medicina?), di comune accordo, e in alleanza con Giuseppe Grieco, hanno voluto strangolare Linea Libera con la scusa della clandestinità: nessuna più stronza menzogna di questa. Per un attentato anticostituzionale di questa portata, Marco Tullio Cicerone, che fece strangolare in carcere i congiurati di Catilina, finì in esilio ed ebbe vita grama…
Ma il potere è potere. E chi lo esercita si lascia facilmente prendere la mano dalla boria e dalla volontà di sopraffare il «popolo sovrano». Perché? Perché è bello essere re e non tollerare che vi sia chi, con fatti e non con parole, ogni giorno mostra e dimostra che «il re è senza mutande». E questa è la funzione della stampa: libera e non soggetta ad autorizzazioni e censure. Studiàtela, la Costituzione, al Terzo Piano!
Fermo restando che un quotidiano è un periodico, perché esce periodicamente ogni giorno (e delle “seghe interpretative” della Cassazione è doveroso fregarsene, perché neppur loro, i cassanti-cruscanti, possono affermare che, essendo la luna bianca, è fatta di cacio pecorino più o meno stagionato), Linea Libera non aveva e non ha l’obbligo di registrazione e pertanto non era e non è un organo di stampa clandestino.
Clandestini sono, invece, certi Pm e sostituti come quei di Pistoja, che sono lì per clandestinizzare la realtà a loro immagine e somiglianza come fe’ Dio con Adamo…
E clandestini sono coloro che non intercettano i loro amici e sono protetti dal Csm anche quando delle leggi – come dice Curreli – «fanno strame» per primi disonorando Madonna Costituzione e pure con il beneplacito neghittoso e svergognante del Bianco Muto che ha, poi, il coraggio di parlarci di libertà di stampa e di informazione.
Ma si può sapere cosa andrete a dire, il 25 prossimo, sulle piazze d’Italia, brutti farisei che ci avete ridotti in schiavitù?
Per questo è un onore, per noi, veri giornalisti (non batti-ganascia addottorati dalla sinistra pandemica e stupida e dall’ordine dei culilingui appecorati al potere), essere i nuovi rappresentanti della resistenza contro il nazi-progressismo dilagante.
Una dittatura in cui servi infedeli come Tommaso Coletta, Claudio Curreli e altri, i cui nomi ho già scritto più volte, razzolano nel fango e pretendono che noi, cittadini di provata fede democratica, paghiamo il fio di colpe mai commesse che sono soltanto incontestabili atti di accusa della loro indigeribile corruzione morale.
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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La vicenda di Matteotti non è mai finita:
il comportamento della procura ce lo addita.
E ce lo fa capir di giorno in giorno
con ogni sforzo a toglierci di torno.
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