Parlare della gestione Coletta è come presentare il famosissimo Governo Monti, che promise “fragole e sangue” (le lacrime le aveva finite la Fornero), e se ne andò lasciando l’Italia in condizioni peggiori di prima. Lo stesso anche con «chi la sorella di Luca Turco non la intercetta». E poi sono io che non mi fido delle «autorità costituite», vero, Gip Martucci?
Stamattina mi rivolgo a tutte le famose e pregiate «autorità costituite» tanto care alla Gip Patrizia Martucci, e di cui lei stessa fa parte e assai se ne pregia.
In un vero e rispettabile stato di diritto, e quindi democratico e costituzionale, esse autorità risponderebbero cortesemente al cittadino Bianchini, loro datore di lavoro, in quanto facente parte del corpo elettorale e tar-tassato: mentre in questo stato e in questa Pistoja – e inoltre con la conduzione di io-non-intercetto-la sorella-di-Luca-Turco – i sedicenti “garanti della legge” non rispondono mai o rispondono solo pro domo sua.
Lo fanno, cioè, con una criminosa arroganza da regime nazifasciocomunista, com’è il nostro da quella famosa svolta fatta iniziare all’epoca di «mani pulite» con la mannaia del Partito Comunista Italiano di Giorgio Napolitano; oggi potere scivolato nelle «manine pulite» di un Mattarella che tutti sappiamo non essere presidente perché eletto da parlamenti messi in piedi grazie a leggi elettorali illecite. Ci siamo capiti?
Per quali fini vengono emanate le leggi in Italia? Non c’è dubbio: per essere “saltate a piè pari” da chi il potere lo esercita senza contrappesi.
Chi, in quest’ultimo trentennio nazifasciocomunista, ha esercitato ed esercita indisturbato il potere, secondo il proprio indiscutibile arbitrio? Non c’è dubbio: lo fanno i pubblici ministeri.
Molti dei quali (e fin troppi) sembrano affetti da una pericolosissima sindrome da Führerswut (o Führer-mania), la devianza grazie alla quale si sentono assolutamente autorizzati a inventarsi persino leggi che non ci sono: proprio come hanno fatto, in casa di Coletta (e col suo avallo), i due “Torquemada del lecito”, per capirci Claudio Curreli e Giuseppe Grieco, autopersuàsisi ad adoprare il criterio dell’analogia che, ben sappiamo, è inammissibile in materia penale.
Parlo, in questo caso, dell’invenzione dello stalking giornalistico per permettere al ragionier non-dottor Romolo Perrozzi di vittimizzarsi e fare l’innocente mentre invece era ed è tutt’altro. Proprio lui che, dal Comune di Quarrata e dai suoi dipendenti infedeli degli uffici tecnici, è stato gratificato e favoreggiato con illecite concessioni per chiudere di strade vicinali-interpoderali e piazzòle di disimpegno lungo le stesse: tutta materia illecita ex lege (come scrive Barbarisi). Solo che Curreli non indaga, Grieco non legge, Gaspari fa finta di essere cieco: e il tribunal di Vanni va di sbieco.
Ma – direte – sono quattro anni che ci ripeti la stessa cosa: che palle! E avete ragione. Ma se le cose stanno così dopo quattro anni, significa che:
1. in procura non capiscono nulla, oppure
2. in procura non vogliono capire nulla di ciò che non vogliono fare a prescindere, oppure
3. in procura proteggono chi decidono di proteggere, oppure
4. in procura perseguitano chi decidono di perseguitare, oppure…
e la storia può andare avanti all’infinito, ma con la certezza che, in procura, la verità è un optional dei Pm e sostituti: la legge si fa valere per gli amici e si distorce a volontà contro i nemici. E noi di Linea Libera, amici della verità da rivelare, dobbiamo essere azzerati perché scopriamo gli altarini. Di tutti e senza pietà.
Non si scappa da questo. La procura fu così fino da dopo la proclamazione della repubblica. E ha continuato a farlo – ripenso a Giuseppe Manchia – fino a che quel procuratore non se ne andò in pensione.
E, da dopo, è sempre stato un “ancor peggio”. A dimostrazione, con tanto di documenti buoni (noi il giornalismo lo concepisco così, non come Curreli e Grieco, che parlano e girano a vuoto come delle trottole eccentriche): carte che vi diranno su quanti sepolcri imbiancati poggino i seggioloni dei nostri moralizzatori del Terzo Piano.
Oggi mi fermo prima, ma pur sempre in un’atmosfera puzzolente e pericolosa come i fumi alle diossine della discarica del Cassero andata a fuoco e per la quale l’Ilaria Lumini ci ha acceso lampadine in ReportPistoia sulla assoluzione di Alfio Fedi e Michele Menichetti.
Il commento, se mai, ad altro tempo: perché, a giudicare dai dati statistici (quelli che molto apprezza Tom Col al Canto al Balì) la procura non perseguita quasi mai i politici e i propri «prossimi sociali», ma quasi esclusivamente i funzionari (specie se non di sinistra – e penso alla Comunità Montana…) e i cittadini comuni, ma non comunisti. Esempio emblema: i giornalisti (veri) di Linea Libera. E complimenti al pène di segugio!
E che le leggi siano fatte per quella che i greci chiamavano sprezzantemente hyperbasìa (= salto a più pari al di là della norma; violazione della legge) ce lo dimostra, a Pistoja e in primo piano la felice famiglia Curreli-Curci, che gode di un trattamento di favore a livello di Csm, come dichiarato per due volte dal presidente Barbarisi.
A me, con la comandante della polizia municipale di Agliana, tocca pagare una multa per eccesso di velocità di 1 km (61 all’ora con limite di 60) e senza poter vedere neppure la foto dell’automerdox (pena confermata da una famosa attrice, Licia Donatella Messina, prefettA di Pistoia, osannata da 2 pagine 2 della Nazione a firma di Valentina Conte; ma Claudio (non l’imperatore romano soppresso da Agrippina con i funghi, e non quelli di Dell’Anno raccolti con Mauro Gualtierotti nelle terre della Dynamo Camp), Claudio salta a piè pari la legge e, ogni mattina, sulla costosissima auto scura di famiglia, si reca al lavoro con la dottoressa
Curci, sua compagna di coniugio (scrive Barbarisi). Perché loro pònno (detto alla romanesca in un romanesco degno della Giorgina); mentre noialtri, cittadini da farne strame, ’un si pòle (detto alla pistojese in lingua degna del senatore La Pietra, quello che, che più che agire, rema indietra).
No, maestà tutte del potere deviato di Sarcofago. Non può durare sempre così. Con l’avvento della terza guerra che comunque è già iniziata, anche il vostro bengodi dovrà finire. In quasi un secolo, o magistrati della devianza, vi siete mangiati l’Italia, ossa comprese.
Sullo stomaco deve rimanervi pure qualcosa di indigesto. Non ci arrivate a capirlo?
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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PRINCIPIO DELL’ENTROPIA OVVERO
LA FAVOLA DI MENENIO AGRIPPA
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