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dittatura dei pm. UN NUOVO SUCCESSO PER LA POLITICA DELLA «TERRA APERTA» DI CURRELI SOSTENUTA IN PIENO DA COLETTA

Prendiamola in satira, quella cosa di cui il sostituto Giuseppe Grieco non riesce a ridere e nemmeno a sorridere perché ha poco senso dell’umorismo. L’arroganza del potere della procura riporta in mente la parodia dell’invettiva di Dante a Firenze: «Godi, Procura, poi che se’ sì grande, che lungo tutt’Ombrone batti l’ali, e a Vicofaro tuo nome si spande!»


Ma Coletta & C. ce l'hanno solo con la «verità». Che deve essere messa a tacere

Nell’Inferno (26, 1-3) Dante si scaglia contro Fiorenza: ma a Pistoia non è impossibile forgiarne una parodia ad hoc riferendone il contenuto a quel che tocca agli abitanti di Vicofaro che, grazie alle idee liberali di Curreli, il magistrato pubblicamente iper-protetto dai suoi colleghi d’alto rango (CSM, ANM e Procura di Genova: all’appello manca solo Bergoglio quale rappresentate di Cristo in terra), possono contare su una vivace e costante infernaglia quasi quotidiana.

Non cade foglia che Dio non voglia, proverbio. Non passa giorno senza coltelli intorno, neo-proverbio vicofarino.

Il tutto grazie a chi, giungendo dai discendenti del ladro in Duomo, aveva garantito – smentendosi 24 ore dopo – che avrebbe dato una mano ai nessuno: la “gente comune”.

“Nella guerra a Vicofaro, Il Signor del vero è morto. Se sia stato un prode eroe, Non si sa, non è ancor certo. Ma giustizia, abbandonata, Lamentando la sua morte, Per mill’anni e forse ancora, Piangerà sua triste sorte. Fila la lana, fila i tuoi giorni; Illuditi ancor che legge ritorni. Codici e dolci sogni d’amore, Aprite le pagine a tanto squallore”.

Con le coltellate di ieri, nuovo successo dell’ufficio di Tommaso Coletta. Sto sbagliando, forse?

“Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va? Catene non ha: il cuore è uno zingaro e va. Finché troverà, la vera giustizia se c’è e raccoglierà le stelle su di sé, e si fermerà chissà... e si fermerà”.


Devo forse accecarmi come Edipo che lo fa per non vedere più il sole, testimone del suo delitto? Devo dare ragione a Pm e sostituti solo perché sono – come scrive la Gip Patrizia Martucci – «autorità costituite»?

Ma al di sopra di tutto, non dovrebbe esserci la Costituzione? E i magistrati, compresi quelli del Terzo Piano, non dovrebbero essere soggetti alle leggi e senza farla tanto lunga? Che vogliono? Sostituirsi al tiranno per godersi i benefici della loro nuova e incontrastata tirannide pseudo-legalitaristica?

Gianluca Barni, mio allievo, una volta teneva, su La Nazione, la rubrica fissa Buongiorno, Pistoia! Più realisticamente, e in chiave satirica, io tengo la rubrica quasi fissa Poerannói! È molto più adatta a certi personaggi-gioiello.

«Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre». Ma conoscendo Pistoja e i pistojesi, ci sarà di certo un silenzio da Sarcofago City. Dato che questa è la città in cui la dittatura dei Pm arriva a arrestare la gente per reati di opinione; a sequestrare la stampa davvero libera e costituzionalmente garantita (La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure, art. 21); a calpestare i diritti costituzionali dei timidi (e intimiditi) abitanti di Vicofaro.

Non praevalebunt, però. Non c’è verso, gente.

Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]

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Le coltellate di Vicofaro, la droga, i malati di Tbc, i clandestini, le improvvise toccate di culo alle signore (vero, Chiara?), le molestie alle bimbe, le pisciate en plein air se non anche le defecazioni in pubblico (per gli asini: le cacate) e perfino – come le definiva il Marchese del Grillo – le manovelle, non sono nulla in confronto al pericolo sociale rappresentato da Linea Libera che «disobbedisce e scrive», tanto per parafrasare don Biancalani.

Il quale – lo ripeto e lo sottoscrivo a chiare note – dal suo punto di vista fa il suo. Non fanno il loro, invece, tutti quei magistrati che vedono e tacciono o che, peggio ancora, lasciano “libera banda” a Vicofaro e decidono colpevolmente di perseguitare chi ha la sfrontatezza – come noi – di rivendicare i propri diritti calpestati dai campioni che il loro dovere non fanno e che non operano «con disciplina ed onore» come da art. 54 Cost.

Per i magistrati della procura pistojese ecco, allora, una lettura, un po’ datata, ma utilissima e culturalmente ancor oggi valida: Eugenio Levi, Il comico di carattere da Teofrasto a Pirandello, Torino, Einaudi, 1959.

Potrebbero imparare, a cominciare dal f.f. Grieco, a prendersi meno sul serio iniziando a sorridere di se stessi e dei propri madornali, irricevibili (e forse colpevoli) errori.

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