Il cammino finisce a queste prode | che rode la marea col moto alterno. | Il tuo cuore vicino che non m’ode | salpa già forse per l’eterno.
Così Eugenio Montale in Casa sul mare. Così quel poeta emblema della sinistra italiana, preso a simbolo dell’antifascismo – mentr’era solo un individualista anarcoide e auto-dipendente come ogni vero grand’uomo. Così l’icona che presto il Pd, somaro e incolto dei nostri tempi post-moderni verso un neo-Medioevo, cancellerà dalla memoria credendo di aver salvato la vita sul pianeta.
Noi, invece, carne viva, anche se anzianotta – come dice Pamela Bonaiuti, l’avvocata del foro di Prato che opera su Piazza Duomo a Pistoia e che nell’ambiente è comunemente appellata l’avvocata dei rompicoglioni, una medaglia al valore!–; noi, invece, parodiamo così i versi montaliani riferendoli al tribunale: Il cammino comincia a queste prode | che rode l’ignominia a moto alterno. | Il tuo offeso destino che non gode | finisce certo in un inferno.
E ripartiamo da una situazione a dir poco caotica, fuori controllo e da far rizzare i capelli anche ai calvi. Procediamo per immagini, che fanno più presa.
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Luigi Boccia, se non sbagliamo, risulta responsabile del processo di informatizzazione del tribunale di Pistoia. Non c’è però da stare allegri e potete vederlo con i vostri occhi.
Ai cittadini come noi, anche se stalkers come noi, anche se persecutori come noi, anche se deprecabili come noi da parte di magistrati di specchiata fede legalitaria (sapete tutti a chi ci riferiamo), non interessa un tubo se il tribunale di Pistoia è sottodimensionato.
Questi sono problemi del tribunale e non dei cittadini che devono continuamente rompersi i corbelli per avere, e sùbito, quello che è un loro diritto: cioè l’accesso diretto e senza tante ciance, come avviene – cito un esempio a caso: la procura di Genova, un tantino più grande di quella di Pistoia – altrove. L’accesso, per il diritto alla propria difesa, ai documenti che li riguardano.
A Pistoia, al contrario, non solo non è così, anche perché Tommaso Coletta, infrangendo la legge 241/90 (articolo 24, comma 7), ha emanato una circolare (la 574/2 del 14.3.22) che castra i diritti della plebe urbana e no; ma perfino quando i documenti sono raggiungibili e ottenibili in copia, essi vengono forniti così, più o meno a caso, perché, magari, in un unico fascicolo sono ammassate centinaia di fogli più o meno volanti.
Alla faccia della sicurezza rispetto alle sparizioni (niente affatto difficili a Pistoia) e della certezza del diritto che va a farsi benedire. Insomma: l’è tutto sbagliato… l’è tutto da rifare, tanto per citare Gino Bartali.
Mentre cammini per i corridoi puoi trovare di tutto lasciato incustodito alla mercé di chi trànsita.
Se non sbagliamo una volta era ancor peggio: ti davano in mano il fascicolo e ti mandavano a fare le fotocopie direttamente a piano terra, all’ordine degli avvocati.
Ma vi sembra una cosa possibile, se non in un tribunale in cui un magistrato come Claudio Curreli (e non solo lui, eh?) fa quello che gli pare e piace da anni ed anni, nell’assoluto silenzio omertoso di colleghi, avvocati e giornalisti iscritti all’ordine della Toscana e operanti sul sacro suolo di Sarcofago City?
Siamo democratici o siete fascisti in questa Italia in cui è presidente per la seconda volta un signore muto, eletto da un parlamento da lui stesso definito illecito a causa della legge elettorale con cui era stato eletto?
Cosa si aspetta per spazzare la sporcizia (anche fisica: fate le scale verso la procura e ve ne renderete conto da voi), che si allarga dovunque mentre nessuno dice niente?
E chiudiamo questa passeggiata giudiziaria (?) pistoiese fornendo la prova di quanto sinora detto.
Noi non amiamo fare come la procura di Pistoia, abituata a non svolgere indagini o, al massimo, a svolgerle male e – a nostro parere – a volte anche volutamente e strumentalmente male.
Noi scrittori clandestini e abusivi della professione giornalistica – come vorrebbero asserire personaggi dello stile e del calibro di Claudio Curreli, o dell’ordine dei giornalisti, sia fiorentino (Giampaolo Marchini) che nazionale romano (Carlo Bartoli) –; noi non dobbiamo difendere né ragionieri non-dottori come il Perrozzi, certamente favorito dal Comune di Quarrata e dalla procura stessa; né pseudo-scrittrici protette dalla procura e dalla scuola, come la signora moglie del mai-comandante protetto da politica, procura e segretari generali infedeli allo stato e degni d’oblìo.
Parliamo, a questo proposito, di Milva Maria Cappellini e di Andrea Alessandro Nesti: perché questa, Curreli o non Curreli, è la verità fattuale, finora falsata dall’uso pistoiese di abusar della legge a fini di “stalking giudiziario”.
Noi non abbiamo da proteggere amministratori pubblici come l’inutile Sabrina Sergio Gori; lo sciocco burrakista Marco Mazzanti; lo pseudo-sindaco etero-diretto (da Mazzanti) Gabriele Romiti; i tecnici corrotti e falsari del Comune di Quarrata; un assessore all’edilizia come Simone Niccolai, che costruiva capannoni abusivi nel suo orto con la protezione di suoi “compagnucci di parrocchietta”. O disastri amministrativo-morali come il geometra Franco Fabbri, distributore automatico a gettone di condoni e permessi a costruire fasulli, senza aver rispettato le norme di legge: anch’egli più volte protetto dalla procura di Pistoia. E non è un segreto.
Noi non abbiamo da proteggere disastri politico-amministrativi come il sindaco cacaiola di Agliana o il suo assessore squadrista, Maurizio Ciottoli; né personaggetti che riteniamo discutibilissimi nonostante il favore raccolto dal sostituto Leonardo De Gaudio, come Ferdinando Betti & compagnia briscola sul versante, a nostro parere osceno, del Carbonizzo di Fognano.
Siamo tutto quello che volete, ma – soprattutto – contiamo sul plinto dell’onestà (non certo quella di Giggino Di Maio) che ci viene dalle nostre origini boscaiole, contadine e popolari; e abbiamo la certezza, non la prevaricazione, di ciò che diciamo.
È la procura, e questa procura, che opera illegalmente utilizzando, come mazza chiodata, la legge nell’indifferenza generale e nello spregio continuo della Costituzione e delle leggi d’Italia.
Sono stato chiaro, o plebe pistoiese prona al potere usurpato, connivente e colpevole in solido per tutte le ingiustizie che, di giorno in giorno, la «gente comune», cara a Coletta, subisce da chi pretende di essere indiscutibile e immortale come Gesù?
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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SCUSATE, DA CHE PARTE LA TROVO LA LEGALITÀ?
Sapete cosa indica il numero 2.374? Indica esattamente i fogli, più o meno voltanti, presenti nel fascicolo penale in séguito al quale i sostituti Curreli e Contesini hanno ottenuto dalla Gip Martucci l’oscuramento sequestrale di Linea Libera.
Ora: con centinaia di infortuni sul lavoro da oltre 40 giorni di prognosi medica, che Giuseppe Grieco non ha voglia di prendere in considerazione; con 150 clandestini in giro libero da Vicofaro in qua; con evidenti esempi di corruzione nei Comuni pistoiesi: su cosa si appunta la superprocura delle nebbie?
Perde tempo sulla beata minchia della stampa clandestina e dell’abusivismo in Linea Libera; su una chiavA presunta arrubbata dalla comandante Turelli; sulle cacaiole inventate del calunniatore Benesperi-cacaiola e sugli arresti di un Gatto a Montecatini.
Ma quanto ci costa, a noi popolo lavoratore; a noi «gente comune» sfanculata, tutto questo ambaradan di magistrati e impiegati che, di fatto, non cavano un ragno dal buco in un marasma generale come qui potete aver visto fino alla nausea?
Ma la legalità è un dovere o solo «il dovere di dovere obbedire ai tiranni»?
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