Sia chiaro che l’occhiello pseudo-latino del titolo non può costituire offesa a nessuno, ma è solo mera osservazione e commento critico al comportamento ruffianesco-giolittiano dei vertici dell’OdG Toscana. La quale “per i nemici applica la legge e per gli amici la interpreta” anche più che benevolmente…
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Non dubito che il Marchini, e non solo lui, ce l’abbiano a morte con me. E fanno bene.
Perché, dinanzi a sì grande cialtroneria che si rileva ogni momento nell’operato dell’OdG e delle sue emanazioni disciplinari, non è difficile per me (e quindi sto esprimendo un’opinione) sentirmi a disagio nel dover accettare di vivere, come un ostaggio, sotto un ombrello – l’ordine dei giornalisti, appunto –, che rappresenta non un’intera categoria, ma gli unti del signore PDio dell’universo e solo quelli. Ed èccone una prova inconfutabile.
È doveroso ed esplicativo partire dall’emerita cazzata che il presidente Marchini ha sparato di recente a Fucecchio, l’11 maggio scorso, ore 10-13, nell’auditorium della Fondazione Montanelli – «Appassionatevi alla verità» –, rivolgendosi agli studenti di due scuole superiori del luogo: gli istituti Arturo Checchi e Montanelli Petrarca.
Cazzata perché? È presto detto, se si pensa a cosa sia stata la verità per Marchini quando fu giudice disciplinare dell’ordine in un procedimento mosso da una non-giornalista dell’Usl-Toscana Centro (Daniela Ponticelli, evidentemente protetta dall’ordine piddìno costituito); e cosa la verità sia per l’attuale commissione di disciplina, che mette sotto inchiesta, per due volte in pochi mesi, il pubblicista Giancarlo Fioretti che era, in contemporanea, addetto stampa del Comune di Serravalle Pistoiese e collaboratore di quel fior di giornale che s’appella Il Tirreno: un quotidiano che rifiuta di obbedire al dovere di rettificare, nonostante l’articolo 8 della legge 47/48.
Sulla delibera Fioretti del 7 marzo 2023, pubblicata il 13 aprile 2023, si legge: «Giancarlo Fioretti (pubblicista) avvertimento per violazione dell’art. 9 comma 4 legge 150/2000 ed articolo 14 commi a) e b) del Testo Unico dei Doveri del Giornalista».
A tal proposito la disciplinare scrive: «potrebbe essere stato violato il Testo Unico dei doveri del giornalista ai commi a e b dell’articolo 14, che recita: “Il giornalista che opera negli uffici stampa a) separa il proprio compito da quello di altri soggetti che operano nel campo della comunicazione, b) non assume collaborazioni che determinino conflitti di interesse con il suo incarico”, nonché dell’art. 9 della legge 150/2000 comma 4 dove stabilisce che “i coordinatori e i componenti dell’ufficio stampa non possono esercitare, per tutta la durata dei relativi incarichi, attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche”».
Signori giudici (mancati al tribunale) della disciplinare, cosa significa «potrebbe essere stato violato il Testo Unico etc.»? Siete lì per formulare ipotesi e dubbi o per decidere sulle certezze? In altri termini: il Fioretti era o no, contemporaneamente, addetto-stampa del Comune di Serravalle e collaboratore del Tirreno?
E voi, Catoni Censori a mezzo servizio o alla pari, avete accertato se Fioretti ha smesso di scrivere per Il Tirreno o se, invece, continua tranquillamente ancora a farlo in posizione illecita, aggirando l’ostacolo con il semplice firmarsi con quella che io definisco spesso «la palla nera», cioè questo simbolo ● come firma di comodo?
Personalmente sono convinto di no: eppure non sarebbe difficile. Basterebbe che accertaste se ancora riscuote o no dal giornale che non pubblica (in assoluta impunità) le rettifiche di gente non protetta come me. Bella verità, Marchini (e, a Roma, Bartoli) non c’è che dire!
Ma si va oltre. La disciplinare degli indulti scrive anche:
«accertato che sia nella memoria difensiva, sia nel corso dell’audizione, Fioretti ha confessato la propria ignoranza rispetto al divieto di svolgere attività giornalistica in quanto addetto stampa;
considerato che si rileva l’effettiva buona fede di Fioretti nella mancata conoscenza del divieto ad espletare l’attività giornalistica e del pronto ravvedimento appena divenuto consapevole di detto divieto…»
Che serietà! E i tarallucci&vino si sono concretizzati in una pacca sulla spalla. Magari, fosse stata una femmina, sulle chiappe: come usa nel Fiorentino/Empolese; e un semplice, modestissimo avvertimento. Cioè un nada de nada, come dicono a Livorno.
Ma chi volete prendere in giro? Le violazioni sono due e sono evidenti come il sole: 1. l’ignoranza della norma deontologica basilare, ma ignorantia legis non exsusat; 2. il conflitto di interesse politica/informazione: e la disciplinare parla di ravvedimento consapevole? Ma chi sarebbero, allora, i giornalisti del potere fiorentino? Dei liberi professionisti o dei preti mancati che assolvono i colpevoli dopo il segreto della confessione? Qui non si capisce più niente, cari PaDroni! E gli ordini professionali vanno aboliti perché sono solo orti sociali in cui zappano decine di politici di infimo cabotaggio in attesa di mettersi in mostra!
Sulla delibera Fioretti del 12 aprile 2023, pubblicata il 28 aprile 2023, si legge: «Giancarlo Fioretti (pubblicista) censura per violazione dell’art. 3 comma 5 legge 148/2011, del DPR 137/2012 e dell’art. 2 del Testo Unico dei Doveri del giornalista – Fondamenti deontologici, lettera h)».
Anche da questo punto di vista la disciplinare non va meglio verso le verità di cui i giovani dovrebbero innamorarsi, come pontificato pomposamente dal Marchini, anzi!
Il Fioretti è così fiorellin di serra dopo essere «divenuto consapevole» dei propri errori, che fuscia dritto sotto il torchio dei Torquemada firenziani per aver violato il dovere di seguire i corsi di aggiornamento professionale, altra emerita, inefficace, inutile cazzata all’italiana. In altri termini fuffa, fuffae del dizionario latino maccheronico.
Sì, sono irritante, presidente nazionale Bartoli. Sono irritantissimo, presidente toscano Marchini. E sono tale perché non sono né demente – come vorreste far credere – né paraculus de vostribus ordis (cioè “paraculo delle vostre orde barbariche”, che non è sbagliato; è, sottolineo, latino maccheronico dato che ai giornalisti italiani non manca l’avvezzitudine al maccherone facile… Venendo dalla gavetta e non dalla tessera, ho sempre fatto il giornalista abusivo dal 1967 ad oggi: e il clandestino, ma abilitato alla professione.
Alla non-giornalista Daniela Ponticelli, dispensatrice di fake news e tromboviolinista (se la ricorda, Marchini, questa storia per cui si è tanto sdato?) a favore del Pd toscano concentrato nella redditizia sanità rossa disfatta dal Rossi di Bientina; a costei, evidentemente più maculata del famoso giaguaro da smacchiare del povero Bersani pseudo-filosofo amico delle vacche in corridoio, mancò poco che non fosse data perfino la medaglia al valore del soviet, auspice il non-avvocato Luca Cei dell’Asl 3 Pistoia.
Al Marchini stesso, del resto, per la puttanata dell’Hard Rock Cafe di Firenze (vedi qui) nessuno tolse un capello e, nonostante la segnalazione alla disciplinare, nessuno iniziò un giusto procedimento contro la Ponticelli, il Marchini e Luca Frati. Erano tutti protetti, cari studenti di Fucecchio: èccola la verità montanelliana della stampa politicizzata come molti giudici rossi dei nostri augusti tribunali, specie a Pistoia!
Ma non basta: nessuno «dica Ascesi, ché direbbe corto», citando Dante. La medesima Ponticelli, fu protetta, favorita, vezzeggiata, sempre onorata e assolta, anche quando fu chiaro e dimostrato che aveva tenuto, in contemporanea, il capufficiato della comunicazione dell’Usl e il portavociato dello Scarafuggi prima; e, poi, di Roberto Abati (capo del vertice Asl Pistoia 3 con il non-avvocato Luca Cei e la famosa concorsopòlica Lucia Turco, cara a Coletta & siròcchia al procuratore antirenzi aggiunto a Firenze, Luca Turco) e, infine, di Paolo Morello Marchese.
Quando furono esibiti i documenti che costei, il giochetto, lo aveva fatto non pur per un giorno, un mese o un anno, ma per 5 anni o più… fu letteralmente perdonata di tutto e premiata con una gloriosa assoluzione da giolittismo perfetto: «la legge si applica per i nemici e per gli amici si interpreta». Una vera cagata pazzesca (Fantozzi).
Siete tutti – voi, uomini del potere o del PoDere – della stessa razza: giornalisti, giudici corrotti, politici, inciucisti vari ed eventuali o che altro dir si voglia. E io lo posso dire e lo posso dimostrare. E voi lo sapete ed è per questo che, se solo non foste dei vili come in realtà siete, mi sparereste o mi fareste sparare. Ma se mi accade qualcosa, tutti sappiano a chi devono chiedere spiegazioni!
No, cara Gip Patrizia Martucci. No, cari sostituti indegni di Pistoia, da me pluri-citati da tre anni a questa parte per la vostra corrotta neghittosità. No caro giudice Luca Gaspari che non volle vedere la verità nemmeno quando aveva le carte in mano, forse solo per salvare un Curreli o un Grieco che non lo meritano affatto. No. Io non ci sto, disse Scalfaro (e buono quello!).
Io non mi fido delle «autorità costituite» che voi salvate ogni giorno a danno di chi vi paga lo stipendio concedendovi, per paura di essere massacrati dal vostro distorto uso del potere, di non amministrare la giustizia e vivervi una vita beata.
Io non ho fiducia non nella magistratura, ma nei giudici palesemente corrotti e corruttori, che proteggono non la «gente comune» cara a Tommaso Coletta, ma la marmaglia come gli amministratori di vari Comuni. Fra i primi Quarrata, Agliana e Montale.
Ora provate a smentire, se ne siete capaci, ma ne dubito. Tentate di farlo anche voi, giornalisti legati alla “greppia del dis-ordine” a cui «è veramente cosa buona e giusta, [vostro] dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo [in quanto] onnipotente ed eterno».
Chi non è schiavo, come non lo sono io, scappa da voi come il diavolo dall’acqua santa. Capito, traditori della Costituzione in nome di un antifascismo democratico da sepolcri imbiancati?
Edoardo Bianchini [direttore@linealibera.info]
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